Al centro degli editoriali anche il referendum che si svolgerà a Bologna, domenica 26 maggio, sui finanziamenti alle scuole paritarie. Ciò che stupisce in questa vicenda – osserva Luigi Lamma, direttore di Notizie (Carpi) – è che, attorno a questa crociata contraria al contributo economico alle scuole paritarie convenzionate, si vanno coagulando motivazioni ideologiche e interessi corporativi ormai fuori dal tempo e dalla storia ma che paiono attecchire in questo tempo di difficoltà e di assenza di prospettive. Lobiettivo, però, pare dichiarato e travalica i confini bolognesi: abrogare o modificare la legge 62/2000 che allarticolo 1 riconosce che il sistema nazionale distruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. I promotori di questo referendum, aggiunge Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino), subdolamente non negano la possibilità che accanto alle statali ci siano anche le non statali (private), ma negano la possibilità di usufruire dei contributi economici che, a loro dire, verrebbero sottratti alle scuole statali: ragionamento squallido che non merita neppure di essere preso in considerazione. Le scuole private sono una risorsa per lo stato e per la gente. Al riguardo, Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), precisa che un posto bambino alla scuola dellinfanzia statale costa alla collettività 6.500 euro lanno, mentre il contributo dello Stato per ciascun alunno della scuola paritaria è mediamente di 425 euro lanno. Una delle condizioni per uscire dalla crisi è guardare la realtà per quello che è realmente. Anche gli steccati ideologici hanno un costo e oggi non ce lo possiamo più permettere.