RAI LONTANA DALL’ITALIA PROFONDA

Anch’io intervengo sulla Rai a titolo personale. E lo faccio da telespettatore distratto. Da almeno vent’anni frequento pochissimo la tv. Quel poco mi basta, per la verità. Sono molto più abituato alla radio che ascolto ogni mattina, a partire dal Gr1 delle sei che ritengo un ottimo notiziario. Anche questa è Rai e anche questo è servizio pubblico.
Accenno alla televisione in mano pubblica vista dalla periferia del Paese. Abitando la provincia italiana, davanti a ciò che viene proposto ogni giorno ci si sente un po’ smarriti. Le distanze, col tempo, si sono ampliate. Sembra una contraddizione per questi tempi di comunicazione globale, ma la realtà conferma che questo solco, anziché ridursi, si è man mano allargato. Il territorio fa notizia solo nel caso accadano gravi fatti di cronaca nera. Con enormi difficoltà viene dato spazio a qualcosa di diverso. Anche le sedi regionali non sono vicine alla gente. Sembrano più che altro amplificare ciò che accade nei capoluoghi, con una particolare predilezione per i palazzi del potere.
Proprio qualche sera fa, dopo molto tempo, mi sono fermato una decina di minuti su un telegiornale nazionale. A parte l’apertura dedicata ai Campionati Europei di calcio, la notizia successiva è stata interamente dedicata al “giro tavola” dei leader di partito. L’ennesimo ed estenuante balletto di dichiarazioni, brevissime, che ormai quasi nessuno più ascolta.
Sinceramente, da utente Rai, mi domando: è questo ciò che deve proporre la televisione del servizio pubblico? Sono queste le notizie che meritano spazio? Non c’è un’altra parte di Paese che merita di essere raccontata? Mi domando anche se non ci siano uomini e mezzi da sguinzagliare in strada prima di tutto per vedere e ascoltare, poi per raccontare. Una televisione, come un giornale, una radio o qualsiasi altro mezzo della comunicazione sociale, che non macina chilometri si trasforma presto in un megafono di chi ha già una voce molto forte. Il rischio è evidentissimo e ogni giorno ne vediamo i riflessi.
Mi permetto un’ultima battuta sulla qualità di quanto proposto nella programmazione. Accanto ad alcune trasmissioni di valore che anch’io seleziono, in genere non mi pare di vedere un livello eccelso. La concorrenza delle tv a pagamento è sempre più forte e sempre più di qualità. Una volta gli speaker Rai non avevano accenti regionali e il loro linguaggio era molto forbito. Oggi sempre più spesso si ascoltano inflessioni romanesche come libbro e paggina che dicono di un decadimento della professionalità presente in Rai. E non credo che si tratti solo di corsi di dizione. Il mio è solo un esempio banale per dire che anche sul piano della formazione e degli investimenti qualcosa per strada pare si sia perso. E penso che questa mia valutazione sia abbastanza condivisa.
 
 
mercoledì 4 luglio 2012
 
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