Profugo solo per essere felice

Due settimane di deserto, poi il viaggio su un barcone, senza meta e con indicata solo la direzione, con la paura di affondare, senza viveri e il salvataggio dei militari italiani
 
È Natale per tutti, sarà Natale anche per tanti immigrati che vivono in mezzo a noi.
Hanno lasciato la loro terra, la loro casa, la loro famiglia. Vivono nei centri di accoglienza. I minori sono seguiti in alcune strutture speciali (Sprar), alcuni restano solo in attesa di trasferimento o di rimpatrio.
Abbiamo incontrato un minore, che chiameremo Francesco. È rifugiato in Italia ed è arrivato in Calabria dopo essere stato accolto in Sicilia prima, in Sardegna poi.
Siamo andati a trovarlo nel centro dove vive, era felice, sorridente. Ci ha fatto visitare la sua camera che condivide con un altro ragazzo, la cucina, la lavanderia, la stanza dove c’è la tv. Lui è cristiano e proviene dalla Nigeria. “Ho attraversato il Niger e la Libia, dopo aver lasciato la mia nazione perché sogno la felicità. Mi voglio sposare, voglio trovare un lavoro e vivere in una casa  tutta mia”. Francesco vorrebbe fare l’elettricista ma per ora frequenta la scuola per avere i fondamenti linguistici ed  aprirsi al futuro in una terra che non è sua “ma che già amo. Gli italiani, i calabresi sono accoglienti, c’è tanta gente che mi vuole bene”. Il ragazzo è scappato da un orfanotrofio gestito da suore perche aveva paura di essere trovato. Alcuni parenti lo avevano affidato alle cure amorevoli delle religiose dopo la morte del padre ucciso da alcuni squadroni della morte che volevano tirarlo dentro una banda che commerciava le sacche di sangue. “Mio padre, per quanto mi ricordo disse che volevano il sangue dei suoi familiari, ma non era morale venderlo. Più sangue si portava, più si guadagnava. Lui però – aggiunge Francesco – voleva guadagnare onestamente, voleva vivere solo con il frutto del suo lavoro”. Dopo la morte della mamma, vivevano insieme in una piccola casetta-baracca che persero dopo il violento attentato subito dal padre. ” Lo uccise un gruppo di persone violente. Io scappai nella città vicina dove c’erano dei parenti ancora più poveri di noi.” poi Francesco fa una pausa, non vuole parlarne perché ricorda troppo, il dolore si rinnova e i suoi occhi si riempiono di lacrime. Poi aggiunge “io sono scappato perché non mi sentivo sicuro, sapevo che cercavano anche me da qualche anno, sentivo che stavano per trovarmi”.
E così, di notte, dopo aver visto una specie di pubblicità su facebook, Francesco scavalca ­ nestra e recinzione e scappa. Va verso il luogo dell’appuntamento. Francesco ci fa vedere sul suo telefonino questa allettante pubblicità… verso la libertà. Si intravedono alcuni King-cab toyota, carichi di persone, una musica accattivante, l’invito a cercare altrove fortuna, speranza e libertà. “Per questo ho raggiunto il luogo dell’appuntamento e con qualche centinaio di euro ho trovato posto nel cassone” dove stipati come sardine dovevano provvedere personalmente anche al pranzo e ai viveri. “Nello zaino avevo messo dei biscotti, dell’acqua, e qualche altra cibaria presa all’orfanotro­fio. Li feci bastare per le due settimane di viaggio”. Attraversarono mezza Nigeria, il Niger dove Francesco incontrò un amico che si unì al gruppo- e la Libia ­ fino a raggiungere le coste che si affacciano sul
Mediterraneo. Qui, dopo aver atteso alcuni giorni e versato una nuova tranche di soldi poté salire su un barcone di fortuna per attraversare il mare. “Non ci fecero portare nessuna cibaria, solo acqua” aggiunge “e poi ci fecero partire indicandoci solo la direzione”. Partimmo con un mare calmo ma nella notte ci furono le prime difficoltà. Un freddo pungente, il vento ci tagliava la faccia e ci riparavamo uno con l’altro. Poi cominciarono le onde che ci sballottavano da una parte all’altra. Io comincia…

Condividi
Chi Siamo

La FISC nasce il 26 novembre 1966 come associazione dei numerosi settimanali diocesani, soprattutto con l’intento esplicito di raccogliere l’eredità culturale, sociale ed ecclesiale delle varie testate sorte già alla fine dell’800, nel solco del Movimento cattolico italiano e alla luce dell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII.

Contatti
La Nostra Newsletter

Ricevi gli ultimi aggiornamenti direttamente nella tua casella di posta elettronica.

Seguici: