Lassegnazione del premio Nobel per la medicina allinglese Robert Edwards, il padre della fecondazione in vitro, ha suscitato numerose polemiche. Ma soprattutto un dubbio, per altro già affiorato in precedenti occasioni: non è che per lassegnazione del Nobel prevalgano sempre più scelte di carattere politico che non esclusivamente scientifico e culturale?, sottolinea Emilio Pastormerlo, direttore dell’Araldo Lomellino (Vigevano), che aggiunge: Se andiamo a fare un giro in campagna e cogliamo un fiore
ci danno la multa. Se prendiamo gli embrioni, i tanti fiori della vita, e li manipoliamo o li distruggiamo
ci danno il Nobel. Capite che cè qualcosa che non quadra, nella cultura, nella mentalità delluomo, nelle onestà dei nostri pensieri e delle cose che facciamo. Forse fermarsi un attimo a riflettere e imparare a contemplare ci aiuterebbe a ritrovarci. Il premio a Edwards è, per Agostino Clerici, direttore del Settimanale della diocesi di Como, un invito a impegnarci allo spasimo per difendere la vita sin dal concepimento. Chissà, è pure un augurio al Nobel per la medicina Edwards che dicono essere in condizioni di salute non buone perché destini il suo premio allo studio e alla guarigione dellinfertilità, piuttosto che allo sviluppo dei centri di fecondazione assistita. Perplessità sul premio Nobel a Edwards anche nelleditoriale del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio): In questi anni si è visto come le tecniche di fecondazione assistita siano state la risposta non semplicemente ad un desiderio, ma ad una concezione di libertà, espressa addirittura come forma di diritto: il diritto ad un figlio!. Per Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), la fecondazione in vitro fa da pendant allaborto; ambedue nascono da una visione distorta della vita, non più vista come dono di Dio, ma come opera delluomo che la fabbrica come e quando vuole e poi ha il diritto di distruggerla secondo i propri umori e desideri.