POLITICA ITALIANA

Un “invito pressante ai nostri laici perché, sorretti e incoraggiati dall’intera comunità e in particolare dai suoi responsabili, s’impegnino con passione e competenza nella gestione della cosa pubblica, al servizio del bene comune, in particolare dei poveri e degli indifesi che, come sempre, anche attualmente portano il peso della crisi che ci sta sommergendo” viene da Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia). Pino Malandrino, direttore della Vita diocesana (Noto), ricorda “il contributo dei cattolici alla costruzione dell’unità del Paese e quello, ancora più qualificato, offerto nella fase successiva del suo sviluppo”. Secondo Marco Bonatti, direttore della Voce del Popolo (Torino), “è la formazione delle persone, dei cittadini, l’unica carta vincente di cui l’Italia dispone, oggi come nel 1945, quando il Paese uscì distrutto – sul piano materiale, morale e politico – dalla guerra”. Per Sandro Vigani, direttore di Gente Veneta (Venezia), “in questa fase della politica – è bene ricordarlo – chi ha perso più di tutti davvero è soprattutto l’Italia. Ha perso l’Italia perché la crisi alla quale abbiamo assistito poco ha che fare gli interessi veri del Paese. È nata e si è sviluppata tutta dentro al Centrodestra, da motivazioni che sono parse lontane da un’autentica dialettica tra le parti differenti, legate piuttosto alla personalizzazione e alla radicalizzazione della politica e di rancori personali. Mai come oggi il mondo della politica italiana è percepito lontano dalla gente, dai suoi problemi reali e dalle sue legittime aspirazioni”. L’auspicio di Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), è che “oltre al Governo anche il Paese nel suo insieme, possa ritrovare la fiducia. Tutti gli indicatori segnalano un’Italia ferma, preoccupata, ripiegata su se stessa. Dire che il momento non è facile significa dire quasi una ovvietà. Anche per questa ragione la nuova fase politica che inizia non potrà non tener conto di tale urgenza: ridare fiducia e speranza a un Paese in crisi di futuro”. Per Antonio Ricci, direttore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), “solo nelle prossime settimane sapremo se in quei due giorni (13 e 14 dicembre, ndr.) si sono poste le basi per il rilancio di un governo che possa durare fino al termine naturale della legislatura (2013) o si è solo perso del tempo prezioso (cosa di cui il Paese non ha certo bisogno) per poi andare comunque alle elezioni anticipate in primavera”. Dopo la fiducia del 14 dicembre, secondo Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), “restano al presidente del Consiglio due strade da percorrere, sempre e comunque da una posizione di forza: cercare nuovi sostegni in Parlamento, o portare lui il Paese al voto nel momento in cui lo riterrà più opportuno”. “C’è bisogno di passione, di partecipazione, di confronto – osserva La Voce del Popolo (Brescia) –. Il voto di martedì ha segnato un punto di svolta per la legislatura e ha detto chiaramente che non c’è in Parlamento un’alternativa praticabile al Governo attuale. Si riparte da qui”. Per Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), una cosa è evidente: “È stato espresso in modo chiaro anche in Parlamento un ‘desiderio di governabilità’ che – come dice il card. Bagnasco – va ‘rispettato e da tutti perseguito con buona volontà e onestà’”.
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