PAPA IN EMILIA
SU QUESTA ROCCIA RICOSTRUIRE

 
“Vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e sostenervi”. È condensato in queste parole il senso della presenza di Benedetto XVI a Rovereto, la cittadina in provincia di Modena, diocesi di Carpi, scelta come simbolo di tutto ciò che il sisma ha devastato in questo fiorente lembo di pianura padana che si estende tra Emilia, Lombardia Veneto.
 
“Avrei voluto visitare tutte le comunità…”, qui è il cuore del padre che parla, che ha un pensiero per tutti i suoi figli, nessuno escluso. Si era capito fin da subito che i resoconti dalle terre terremotate avevano lasciato il segno nell’animo del Papa, il sacerdote morto sotto le macerie, le vittime tra gli operai, le chiese sventrate e le comunità orfane dei loro simboli di storia e di fede, l’eroismo dei parroci e dei volontari. Ecco il senso di quel pensiero ricorrente, “ho sentito il bisogno di venire in mezzo a voi”. E con gioia questa famiglia, ora nella prova, ha accolto come un padre il Papa, un padre che seppur lontano e con mille pensieri, ha sentito il bisogno di venire a trovarla. Tutto è stato preparato con cura in tempi brevissimi, mantenendo uno stile di sobrietà e di semplicità familiare: i gruppi di bambini e di giovani nelle prime posizioni insieme agli anziani e ai disabili, persone e famiglie chiamate a portare il saluto al Papa.
 
Tutto bello, ma dopo? Restano le macerie e le zone rosse, si torna nelle tende e non nelle proprie case, non si può ancora aprire il negozio o la fabbrica, in paese non c’è il pane e il medico è ancora sotto la tenda. Ciò che colpisce nelle parole di Benedetto XVI è la capacità d’immedesimarsi in questa condizione in cui “ci può essere la paura, l’angoscia”, ci sono “le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”. Tutti l’hanno sentito davvero vicino. Tutti hanno accolto il suo messaggio d’incoraggiamento come credibile e possibile perché radicato nella fede in Dio, il cui amore per ognuno di noi “è solido come una roccia”.
 
C’è un passaggio del discorso di Benedetto XVI che andrebbe stampato su magliette e striscioni, ma soprattutto dovrebbe penetrare nei cuori di tutti coloro che oggi stentano a vedere un futuro luminoso: “Su questa roccia, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire”. Si attinge alle radici della fede ma senza ignorare l’identità di un popolo che viene prima delle appartenenze o delle diverse opzioni ideologiche: “Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione”.
 
Il Papa ci è accanto – “non siete e non sarete soli” – con i fatti e non solo con le parole; gli aiuti della Chiesa sono arrivati e arriveranno. Il forte appello alle Istituzioni e ai singoli cittadini a non dimenticare ma a farsi prossimo, ognuno per le proprie responsabilità, di chi è nel bisogno, ora merita di essere raccolto e misurato alla prova dei fatti. “Rispetto delle regole senza eccessi di burocrazia”, ha affermato il governatore Vasco Errani. Bene ora si faccia presto perché la vera sfida da vincere è tra il desiderio di rinascita di un popolo e l’inerzia dei palazzi del potere.
 
Ricostruire vuol dire anche far spazio al nuovo, ma tutto deve tornare come prima, anche se niente sarà come prima, per poter affidare ai nostri figli e alle nostre comunità una stagione di pace, di serenità e di speranza.
 
di Luigi Lamma direttore “Notizie” – Carpi
 
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