PAPA FRANCESCO NON SMETTERE

“L’amore artigianale di Dio. La gioia del Vangelo. La Chiesa non è una dogana. Tante volte siamo controllori della fede”. L’avete riconosciuto. L’autore di questo florilegio è Papa Francesco. Che non finisce di prenderci tutti in contropiede. Cattolici e laici. Per cui verrebbe da ingiungere a Sua Santità un solenne: basta. Non perché disturbi un cristianesimo di gioia. Ma perché non riusciamo più a “stare dietro” a quest’incalzare della bontà, della misericordia che rompe tutti gli schemi. Papa Francesco corre. Noi cristiani imborghesiti abbiamo il fiato lungo.

Basta dunque “Francesco”. Basta perché ha il coraggio di fustigare la nostra indifferenza. Perché continua a vivere a Santa Marta. Perché prende un’auto qualunque per la visita di Stato al Presidente della Repubblica. Perché sbarca a Lampedusa senza prudenze diplomatiche. Perché trova il tempo di telefonare a chi gli si rivolge senza essere un potente. Basta perché fa cardinali vescovi normali. Basta perché allarga i confini del cristianesimo europeo, alquanto impantofolato e laicizzato.

Quei discorsi sulle periferie della vita, del dolore, della povertà, della misericordia addirittura verso comportamenti poco cattolici invitano ad uscire dai nostri sagrati, dai nostri recinti dottrinali. Non certo per rinnegare il valore del matrimonio ha battezzato un bimbo figlio di una coppia non sposata in Chiesa. Né per diminuire il valore della autentica famiglia ha affermato che bimbi con genitori separati o gay, sono una sfida educativa inedita e difficile. Né per stravolgere la Scrittura se ne è uscito con: “Se una persona è gay chi sono io per giudicarla?”.

“Non ho parlato – quasi per giustificarsi – molto di queste cose. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione. Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi”. Ma poi ha denunciato: “Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati”.

“La Chiesa è la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia”. Perchécompendiamo, pur duri di cervice, si è librato in un’immagine ardita: “Il confessionale non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia”.

Non c’è argomento non toccato in modo originale. …

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