PAPA FRANCESCO

Lo stile, le parole e i gesti di Papa Francesco continuano a tenere desta l’attenzione delle testate Fisc. La Voce (Umbria) dedica, ad esempio, uno speciale al Papa, in occasione della visita pastorale ad Assisi (4 ottobre). Con questa iniziativa, spiega il direttore Elio Bromuri, “abbiamo tentato di rappresentare la voce dell’Umbria, di tutta la gente umbra, quella che offre l’olio per la lampada votiva che arde sulla tomba di san Francesco. Tutta l’Umbria, infatti, dalle otto diocesi, da parrocchie, città e Comuni si mette in cammino, come un unico popolo, incontro a Papa Francesco. Un pellegrinaggio religioso e laico insieme, e insieme evento religioso e sociale. Un Papa che si è voluto chiamare Francesco e ha assunto come propria la sua personalità spirituale, ora va a visitare il suo modello e ispiratore Francesco d’Assisi, nella sua città e nei luoghi della sua vita”. Il Ticino (Pavia), riflettendo sulla scelta del nome del Pontefice, sottolinea che è un “grande dono per la Chiesa e per il mondo questo vescovo di Roma, che ha avuto il coraggio di segnare il proprio ministero con la novità di chiamarsi solo Francesco: la sua novità è testimoniare con i suoi gesti, che è possibile una Chiesa altra, che si rinnova non guardandosi allo specchio, per ‘aggiornare’ il suo ormai vecchio volto, ma sperimentando di nuovo l’incontro con il suo Signore”. Secondo Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), “viviamo un momento di grazia, che in nessun modo dobbiamo sciupare per la nostra pigrizia e le nostre incapacità”. Papa Francesco, riprende Francesca Cipolloni, direttrice di Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia), “continua a conquistarci nel segno della verità, e sbagliamo se pensiamo a lui come a un invincibile ‘Tarzan’ della Chiesa moderna. Nella sua umanità di peccatore è stato il Pontefice stesso, rivolgendosi ai giovani sardi, a ricordare da dove nasce la sua forza: ‘Nei momenti più bui ho guardato Gesù e lui non mi ha lasciato da solo’”. Il Pontefice, riflette Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì), “non si tira indietro su vari fronti. La sua anima è sintonizzata al meglio. E per questo c’interpella senza sosta e ci scuote pressoché ogni giorno. Siamo forse un po’ noi che abbiamo le nostre anime in… ritardo. Perché lui da solo non può fare la Chiesa tutta. Traccia un cammino. Ma i passi sono i nostri”. Il Papa, aggiunge Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), “si pone in dialogo con tutti, convinto che la Chiesa sia composta dalla ‘totalità del popolo di Dio’. La nostra vita – quella di tutti noi, nessuno escluso, propone Bergoglio – è andare, camminare, fare, cercare e vedere. Non c’è più tempo per la tiepidezza: bisogna essere impavidi, alla maniera di Francesco”. Giuseppe Rabita, direttore di Settegiorni dagli Erei al Golfo (Piazza Armerina), si sofferma su uno degli auspici rivolti dal Papa alla Chiesa italiana: ridurre il numero delle diocesi. “Dal mio punto di vista – osserva il direttore – cogliendo lo spirito dell’auspicio del Papa che dà valore alle relazioni, sarebbe più opportuno mantenere diocesi non troppo vaste, per il rischio che il vescovo e gli organismi pastorali si burocratizzino per la necessità di tenere in piedi una struttura. Tuttavia, e Papa Francesco lo dimostra, non si tratta solo di strutture. Dipende dallo stile in cui si vivono le relazioni”.

 
Condividi