OBOLO DI SAN PIETRO: L’IMPEGNO DEI SETTIMANALI DIOCESANI PER LA CARITA’ DEL PAPA

L’Obolo di San Pietro è un segno che diventa solidarietà praticata perché permette alla Santa Sede di “farsi canale di carità” e reperire i mezzi necessari al funzionamento delle strutture poste a servizio del “ministero del Santo Padre, della sua voce e della sua azione, nella Chiesa e nel mondo”. Una missione che coincide con quella dei giornali Fisc
Obolo di San Pietro e settimanali diocesani, un binomio quasi inscindibile che va avanti da anni. Si tratta dell’inserzione gratuita più accettata da tutti i nostri 191 periodici associati. Un gesto che dice di una stima verso il Papa e verso quanto realizza in Italia e nel mondo, per portare ovunque “l’amore di Dio per ogni uomo”.
“L’offerta – vado a prestito di quanto indicato nel volantino contenuto nella busta che si allega ai nostri giornali in queste settimane – costituisce un eloquente segno di vicinanza alla Sede apostolica e manifesta, con la partecipazione alle sue opere di bene, l’affetto dei fedeli nei confronti del Papa”.
Un gesto concreto col quale viene offerta l’opportunità di farsi prossimi agli uomini e alle donne che si trovano negli angoli più reconditi del pianeta.
 
Una sintonia, vorrei aggiungere, grazie alla quale i “fogli” diocesani si fanno strumenti della Chiesa per arrivare nelle periferie, per giungere e portare la parola, in questo caso la richiesta, del Pontefice anche là dove forse farebbe fatica ad arrivare. Uno strumento, il giornale, che diviene il mezzo grazie al quale ci si avvicina alla gente, ci si fa compagni di viaggio, si percorre un pezzo di strada assieme a chi si incontra lungo il cammino.
Papa Francesco invita tutti a non nascondersi davanti alle urgenze, alle emergenze, alle ingiustizie, a chi bussa alla nostra porta, come il povero Lazzaro dell’episodio evangelico. E invita anche a rimuovere le cause dei mali di questo nostro mondo. Invita a non stare fermi. Invita a compiere azioni, a non limitarsi a giri di parole che rischiano di rimanere elucubrazioni vuote.
L’invito a noi e alla Chiesa intera è quello a uscire, ad andare incontro a tutti, nessuno escluso.
 
Ecco allora l’Obolo di San Pietro, un segno che diventa solidarietà praticata perché permette alla Santa Sede di “farsi canale di carità” e reperire i mezzi necessari al funzionamento delle strutture poste a servizio del “ministero del Santo Padre, della sua voce e della sua azione, nella Chiesa e nel mondo”.
Una missione che coincide con quella dei giornali Fisc.
 
Da oltre un secolo i periodici cattolici locali si pongono a fianco di chi non ha voce e condividono gioie e dolori, fatiche e speranze con le genti che abitano i nostri territori, spesso null’altro che periferie di un Paese strabico, attento solo a ciò che rilanciano i grandi network.
La parola di speranza annunciata dal Vangelo è per tutti gli uomini. A questa missione è chiamato in maniera particolare il successore dell’apostolo Pietro. L’Obolo serve anche e soprattutto a questo fine: è prima di tutto “un’iniziativa di solidarietà”, grazie alle risorse offerte dai fedeli di tutto il mondo. In questa operazione di raccolta,
 
i settimanali diocesani si impegnano volentieri,
 
ne condividono gli scopi, si trovano sulla medesima lunghezza d’onda. Le forme della carità e della misericordia possono essere variegate, ma uno solo è lo spirito: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, come ricorda il versetto dell’apostolo Matteo (10,8). Ritrovata la dracma, la vedova andò e fece festa con tutti i vicini. Nulla possiamo trattenere per noi. Tutto siamo chiamati a mettere insieme, per una gioia più grande. Era, è e resta la mission dei nostri giornali. Inalterata da oltre cent’anni. Compresa la raccolta …

Condividi