Mahavir Kmina è il nome dell’istituzione che in sette anni di attività ha fornito gratuitamente 2400 protesi per arti a persone che non erano in grado di provvedervi da sole. È l’iniziativa di un imprenditore locale, “don Alfredo”, che ha restituito il sorriso e fiducia nella vita a tante persone.
Medellin è una metropoli che fagocita il visitatore. Nei suoi vorticosi saliscendi di strade, nelle sue vie costeggiate dai grattacieli e nei fianchi dei monti che la circondano ricoperti di favelas si nascondono germi di speranza. A queste latitudini e fra questa gente non cè solo il narcotraffico di cui giunge notizia in Europa. I negozi, anche se aperti, hanno tutti robuste sbarre a difesa degli esercenti, segno di una delinquenza diffusa che non fa vivere tranquilli, nonostante un intenso lavoro da parte del governo e delle forze dellordine.
La gente cerca la normalità, anche se alcune zone residenziali sono difese con il filo spinato. Qua vivono quasi quattro milioni di abitanti. Tra loro si vedono quelli che rovistano tra i rifiuti e un uomo che fa il bucato su un marciapiede dopo lennesimo acquazzone che noi definiremmo una bomba dacqua e qui, invece, accettano come un fatto normale. I giovani sono tantissimi e molti di loro ascoltano le canzoni in spagnolo di Laura Pausini che qui, dicono, va fortissimo. Gli adulti fortunati che hanno lavoro vivono con 400 euro al mese. Altri si arrangiano come possono e popolano case che è difficile definire tali. Le parrocchie sono 380 e i sacerdoti in forza alla diocesi mille. I seminari sono cinque, alcuni ricchi di vocazioni.
Sono rimaste grandi lacerazioni nel Paese, dopo 50 anni di guerra. Oggi non si assiste più al narcotraffico dei cartelli, ma questo mercato si è spezzettato – dice litaliano don Marzio Mattioli, classe 1966, sacerdote dal 2007 impegnato nel seminario missionario arcidiocesano Redemptoris Mater per la formazione dei sacerdoti per la nuova evangelizzazione -. Si sono sopite le spinte ideologiche, ma resta intatto il problema, su più fronti.
La Fondazione Mahavir Kmina è un concreto germe di speranza, anche se minuscolo rispetto a bisogni emergenti e vistosi. In sette anni di attività ha fornito gratuitamente 2400 protesi per arti a persone che non erano in grado di provvedervi da sole. Nel dipartimento di Antioquia, quello che ha come capoluogo Medellin, sono disseminate numerose mine antiuomo. Molti restano mutilati, anche se lincidenza più grave rimane quella degli incidenti stradali, soprattutto con i motorini che si vedono sfrecciare ovunque.
Dopo un banale infortunio durante una partita di tennis, un importante imprenditore locale, un certo don Alfredo, durante la sua breve infermità vide in televisione un ragazzo senza una gamba che ballava. Come posso lamentarmi, rispetto a quanto capitato a quel giovane?: questa la domanda che si fece don Alfredo. Da allora pensò di dare un sostegno tangibile a quanti restano senza arti. Costituì a questo scopo la Fondazione che abbiamo visitato e nella quale abbiamo visto allopera coloro che si prodigano per laiuto materiale e psicologico verso chi deve ritrovare il gusto della vita. Questa fondazione ha un grande merito – dice il nostro accompagnatore Cesar Mauricio Velasquez Ossa, ex ambasciatore di Colombia presso la Santa Sede e oggi membro della Commissione nazionale della Chiesa cattolica per la riconciliazione, intervenuto al convegno promosso dalla Fondazione Ratzinger in corso in questi giorni con una relazione sul tema della legittimità -. Ha fatto diminuire lo sfruttamento e il lucro sul commercio delle protesi e soprattutto ridona una speranza a chi laveva persa. E lo splendido sorriso di una giovane donna mutilata sta lì a dimostrarlo. E ci accompagna mentre ci allontaniamo.
Francesco Zanotti
Fonte Sir: www.agensir.it