NOI COMBATTIAMO STUDIANDO

Tra le bombe e la distruzione, crescono bambini e ragazzi che sono il futuro di domani. Nella Holy Family School, una delle tre scuole cattoliche della Striscia di Gaza, gestita dal Patriarcato latino di Gerusalemme, ci sono 647 studenti. Vanno dai 6 ai 18 anni, molti sono musulmani, una minoranza è cristiana. Ma tutti hanno una cosa in comune: «Non c’è nessuno di noi che non abbia perso un familiare o una persona cara in uno dei conflitti che negli ultimi anni si sono susseguiti nella nostra terra. Capiamo bene ciò che prova chi è stato toccato dall’attentato di Parigi, chi ha perso un amico, un fratello, un genitore. Vorremmo però che il mondo non si ricordasse solo di loro, di ciò che accade in occidente, ma anche di noi. Qui è così ogni giorno». Subito dopo arriva la condanna agli autori degli atti terroristici: «Non si tratta di religione. Chi compie atti simili non lo fa in nome di un dio, è terrorismo e basta. Ammazzando una persona, uccidono anche i suoi progetti, i suoi sogni, le sue idee. Uccidono qualcuno che magari avrebbe potuto cambiare il mondo». Loro, nel cambiamento, credono ancora. Sono giovani, ma molto maturi. Hanno le idee chiare: «Resistiamo e non smettiamo di sognare. Il nostro modo di combattere è studiare». Di armi ne hanno viste fin troppe nella loro vita e sanno bene che non portano a nulla, se non alla sofferenza, all’odio, alla disperazione. Sanno che i libri e la scuola possono molto di più. In tanti vogliono frequentare l’università, dopo il diploma. Senza andarsene dalla Striscia, ma cercando di fare qualcosa lì, nella loro terra, in quella dove sono nati e cresciuti. E che sperano, un giorno, «di poter cambiare».
 
Fonte: “Il nuovo diario messaggero” di Imola
(sabato 5 dicembre 2015)
 
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