NIGERIA, DOVE LA VITA VALE ZERO

«È difficile credere a certe cose finché non si vivono» e non si vedono con i propri occhi. E gli occhi di Giovanni Scanu, l’allenatore giramondo, hanno visto in Africa quello che noi, spettatori più o meno attenti, abbiamo forse ascoltato nei telegiornali o appena letto sui quotidiani.
Kaduna è la capitale dell’omonimo stato situato al centro nord della Nigeria, conta quasi tre milioni di abitanti, ma le stime sono ufficiose, e ha un’importante squadra di calcio che milita nella serie A nigeriana. «La situazione nel paese è precipitata negli anni – racconta Scanu –: nel giro di tre mesi durante la mia permanenza il gruppo islamista Boko Haram ha fatto 3800 morti. Ricordo attentati, bus distrutti, le donne che si riempiono di dinamite davanti a stazioni e mercati. Ho visto cadaveri per terra. Lì la vita vale poco, la gente muore di fame, i bambini erano ogni giorno in fila fuori dagli alberghi a chiedere i soldi per il pane. Quando vedi tanta povertà ti rendi conto che i tuoi problemi sono poca cosa».
Eppure quell’esperienza a cavallo tra il 2013 e il 2014 era iniziata benissimo. «Quando il pubblico e la società si affezionano a un allenatore è bellissimo, avevamo 11 mila persone ogni domenica allo stadio ma dovevo vivere sempre sotto scorta, anche l’allenamento. Dopo una serie di attentati e alcuni sequestri l’ambasciata mi ha detto di rientrare, non c’era nessuna garanzia concreta per la sicurezza. Se ci fosse tornerei al volo, ma in certe condizioni ambientali è dura, se non la vivi non la credi, cerchi di capire ma vedi solo un paese corrotto, a partire da chi lo governa. E poi – prosegue – non è solo una questione religiosa, l’arretratezza è anche culturale. Il tasso di scolarizzazione è pari a zero, i bambini vanno a cercare da mangiare, non a scuola. Le responsabilità sono della classe politica corrotta, che finanzia i gruppi terroristici». Ancora una volta si ferma a raccontare: «Nessuno lavora, ci sono baracche davanti all’albergo, gente che cucina per strada, che fa i suoi bisogni per strada, fogne a cielo aperto nei mercati, dove si vendono le bestie vive, bisogna andarci per capire altrimenti non ci si crede».
Eppure il ricordo dell’esperienza è ottimo. «È un peccato che si sia conclusa – dice – poteva durare altri tre anni, il contratto era già firmato. I calciatori vivono in accademie sul modello statunitense, la mattina si allenano, pregano cinque volte al giorno, di sera studiano. L’impatto con la cultura è stato ottimo, i rapporti buoni con tutti» – conferma. Il calcio africano è in crescita e i risultati delle nazionali minori lo confermano, proprio la Nigeria è campione del mondo under 17 in carica, e ha vinto ben quattro titoli dall’85 a oggi. «In nigeria vivono per il calcio, c’erano mille tifosi solo all’allenamento. A livello fisico e atletico sono delle forze della natura, solo tatticamente sono ancora indietro».
Nel prossimo futuro, intanto, c’è la Lituania alle porte. L’allenatore nuorese ritornerà a guidare la prima squadra del Tauras già diretta nel 2012 e con la quale ha ottenuto il nono posto nella serie A lituana. Ora avrà il compito di riportarla nella massima serie. «La Lituania è stata la mia prima vera grande esperienza – ricorda Scanu –, abbiamo ottenuto un piccolo miracolo calcistico, salvando la squadra. Lì sono diventato professionista. Devo ringraziare il presidente che mi ha sempre aiutato, protetto e sostenuto. E un ringraziamento va anche al mio procuratore, l’avvocato Fulvio Marrucco» – lo stesso di Zola.
La Lituania è anni luce lontana dall’Africa – racconta Scanu – e «non solo per la ricchezza. Tutti lavorano e il tasso di scolarizzazione è elevatissimo, quasi tutti hanno la laurea, anche le donne, culturalmente c’è un abisso».
Scanu sarà anche uno dei pochissimi sardi a conseguire il master, il patentino che permette di allenare in Champions e le nazionali, si chiama licenza Uefa pro, le lezioni inizieranno…

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