Al centro degli editoriali alcune riflessioni sullimminente Natale. In occasione del Natale sorge spontaneo il desiderio di porgere gli auguri di ogni bene e di tanta serenità. Questanno prima di formulare gli auguri sento il bisogno di condividere la preoccupazione per questo periodo di difficoltà, ormai troppo lungo, che il nostro paese attraversa e che ha riversato sulle nostre famiglie tante ripercussioni negative, scrive sulla Gazzetta dAsti (Asti) il vescovo, monsignor Francesco Ravinale. Mentre i fatti di cronaca ci presentano una realtà popolata dalla sofferenza, cè una speranza che non finisce, come sottolinea Francesca Cipolloni, direttore di Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia): Che il 25 dicembre ormai alle porte, allora, ci aiuti a non dimenticare mai il messaggio di umiltà, tenerezza e povertà che secoli fa Betlemme ci ha donato. Possiamo noi tutti, oggi, esserne degni testimoni. Anche Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), auspica: Il Natale che ci apprestiamo a vivere sia motivo per riflettere e segno per dare un nuovo volto al mondo che attende amore e serenità. Un invito a non nascondere il Natale viene da Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone): Ad una società come la nostra lancoraggio alla propria memoria è fondamentale. Memoria non come ritorno al passato, come nostalgia del presepe, dei colori natalizi. Quello è sentimento che non guasta. La memoria va intesa come ripresa moderna, nuova, di un profondo senso spirituale dellesistenza, della vita quotidiana. A cominciare da che cosa? Se non vi è più paura di nascondere il Presepe per un malinteso laicismo, per un malinteso rispetto di altre culture occorre indicare Chi abita la capanna. Si può andare contro-corrente – come spesso invita il Papa – ad una cultura dominante dove il primo posto è occupato da ciò che è esteriore, immediato, visibile, veloce, superficiale, provvisorio, con una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade. Si può ripartire da quella stalla di Betlemme per riappropriarci di una Natività che la cultura del consumismo ha trasformato in una bella fiaba che termina alla fine della sua lettura e che, invece, è il punto di partenza del riscatto dellumanità, rileva Marco Caramagna, direttore della Voce Alessandrina (Alessandria). Per la Guida (Cuneo), la festa sarà autentica per grandi e piccini se sapremo contemplare il mistero innalzandoci ad esso, invece di abbassarlo alla nostra statura. Il Dio fatto Uomo scende tra noi – se vogliamo usare la tradizionale metafora – affinché noi saliamo fino a Lui. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), riflette: La speranza non è unattesa inerte, ma unefficace azione nella storia per condurla verso la fine. Preparare i cieli nuovi e la terra nuova è la grande vocazione a cui Dio ha chiamato lumanità. Una grande dignità a cui in particolare il popolo cristiano non può venire meno, ma che deve onorare col suo comportamento esemplare. Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), cita la lettera di Lalla che racconta come il condominio dove abita laiuta per superare le difficoltà legate al fatto che il marito da anni si trovi sulla sedia a rotelle: non è una storia dolciastra da Natale piena di luccichii e strass ma con poca sostanza. Ma una vera esperienza di condivisione. Intendiamoci, una storia che si potrebbe raccontare in ogni stagione dellanno e che farebbe bene a chiunque, ma ci piace raccontarla adesso, mentre ci avviciniamo a grandi passi al Natale, che per chi lavesse dimenticato è un compleanno importante, è la nascita di un Uomo che ha salvato lumanità ridonando speranza.