MISSIONI E PARROCCHIE

“Come gestire la realtà delle Missioni cattoliche italiane nei prossimi anni?”; “in queste strutture, quali sono le persone qualificate in grado di garantire i servizi e di far fronte ai cambiamenti?”; “le presenze attuali delle missioni, dei missionari e del personale assunto sono in grado e adatte a garantire il lavoro richiesto dalle prospettive future?”: queste le domande che, in tempi di “notevoli cambiamenti”, si pongono le Chiese cantonali elvetiche, secondo quanto scrive Antonio Spadacini, direttore del Corriere degli Italiani (Svizzera). “L’identità delle varie parrocchie – osserva – va sempre più scemando e non è nostro obiettivo anteporre le missioni linguistiche a esse, giacché tutte, sebbene in forme diverse, sono strumenti a servizio della Chiesa locale per una pastorale ordinaria e un’integrazione rispettosa”. “È sbagliato – commenta Spadacini – giudicare la validità del lavoro pastorale sul numero delle presenze in chiesa o tendere ad aumentarle, costringendo una parte dei fedeli ad andare in un luogo di culto perché privati dai servizi liturgici nella loro lingua di libera scelta. D’altra parte una programmazione, che tenga conto dei cambiamenti, s’impone da parte finanziaria e da quella pastorale. Importante è che vengano trovate forme di maggior intesa e collaborazione per garantire ai fedeli di varie lingue e culture i servizi adeguati alle loro condizioni”.
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