MILITARI CADUTI, SGOMBERO ROM E SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE

Nell’editoriale della Voce del Popolo (Brescia) si parla della “tristezza infinita per la morte di giovani militari chiamati a compiti delicatissimi, con un intreccio poco districabile fra aiuto umanitario e azioni vere e proprie di guerra”, che “impone l’obbligo morale di non lasciar cadere la riflessione sui modi con cui affrontare situazioni di crisi come quelle dell’Afghanistan”. “Nulla si può ottenere senza sacrificio e sicuramente oggi occorre apprezzare quello che dei giovani rischiano per allontanare un pericolo che sembra lontano, almeno da un punto di vista geografico”, afferma Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo). Per Giovanni Barbieri, vicedirettore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), “lo sgombero dei campi rom mette a rischio il rispetto dei diritti umani”. Nell’editoriale, facendo riferimento alla vicenda dell’intimazione di sgombero del campo nomadi di Triboniano (Milano) entro il 31 ottobre, ricorda: “L’interesse della Chiesa verso le varie forme di emarginazione ha origini lontane, non è un fatto occasionale. L’obiettivo che si prefigge è quello di favorire una pacifica convivenza attraverso una integrazione che richiede processi lunghi e complessi. Lo sgombero dei campi rom senza alternative costringerà alla strada decine di famiglie e creerà altri problemi per la sicurezza dei cittadini”. Si occupa di sfruttamento del lavoro minorile l’editoriale di Emmaus (Macerata): il lavoro minorile è “una piaga da debellare a tutti i costi: nel nostro Paese sembra che i bimbi lavoratori – impiegati nella fabbricazione di prodotti che tutti noi utilizziamo – siano circa 500 mila”. Lo sfruttamento minorile “ha anche un altro aspetto, ancora più inaccettabile: l’utilizzo di bambini nelle guerre, con giovanissimi costretti ad imbracciare le armi”. Tempi duri anche per la politica: per Insieme, il quindicinale di Ragusa, oggi si percepisce, “dolorosamente, l’incedere ostinato e caparbio di fatti e parole che esprimono pensieri, inclinazioni, umori, più deprimenti e inquietanti rispetto al passato”.
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