La sfida dellaccoglienza. Le riflessioni di questa settimana non nascondono le difficoltà, ma considerano lunica via percorribile laccoglienza. Per Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), di fronte a questa situazione di tensione in cui cè il rischio di una esasperazione collettiva, è necessario tenere i nervi saldi e non accogliere le provocazioni di chi ha nel muro il suo nuovo dio. La risposta non può che essere quella di rilanciare laccoglienza, nel quotidiano, senza grande clamore. 3-4-5-10 profughi in un paese, altrettanti in un altro centro, come raccontiamo anche in questo numero del nostro giornale e come continuiamo a registrare in altri paesi del territorio, sono esempi di ciò che si può fare prima di tutto come società civile. È questa la risposta migliore che apre la speranza di unaccoglienza possibile e che dice no ai professionisti dellintolleranza, che non vogliamo abbiano la meglio. Secondo Chiara Domenici, direttore della Settimana (Livorno), questa non è altro che una sfida dei nostri tempi: siamo chiamati a dare accoglienza e a garantire legalità e sicurezza, ad aiutare e ad aiutarci, a risollevarci dalla crisi e ad aprire il cuore, a guardare laltro non come un nemico, ma come una persona. Tocca solo a noi. La reazione (spontanea o meno) della gente alla sistemazione di profughi vicino alle proprie abitazioni è solo un sintomo del malessere che la questione sta provocando nel Paese. Si tratta di un problema da considerare con serietà e da affrontare con intelligenza, per non dare adito a chi tenta di soffiare sul fuoco, suggerisce Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia). Commenta quanto è successo a Quinto di Treviso e in altre parti dItalia Gianpiero Moret, direttore dellAzione (Vittorio Veneto): La brutta vicenda è terminata con la vittoria dei contestatori. Gli immigrati sono stati trasferiti nella vicina caserma dismessa. In realtà è stata una sconfitta per tutti. Per gli immigrati, in primo luogo, che oltre al rischiosissimo azzardo del viaggio devono subire anche questa penosa accoglienza. Ma anche per i protestatari che in questa vicenda hanno perso la loro umanità. Ma il grande perdente è lo Stato nella maldestra decisione del prefetto di trasferire i profughi in un luogo del genere, il meno adatto per attutire le difficoltà che comunque queste presenze provocano. Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), fa un paragone tra lemigrazione italiana allestero e il flusso attuale di migranti: Gli immigrati attuali sono diversi per religione, per cultura nella visione della vita, del matrimonio, delleducazione dei figli, del rapporto con la donna. Sono frutto dellemergenza, lintegrazione è frutto di un lungo cammino. Riguarda circa 5 milioni di cittadini non italiani. Di essi oltre il 13% sono giovani tra i 18 e i 35 anni. Così il 20% dei neonati, il 9% degli studenti. Con questi dati lintegrazione diventa indispensabile per un buon ordine nel Paese. Pietro Pompei, direttore dellAncora (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), scrive di Reem Sahwil, la quattordicenne palestinese diventata nota in tutto il mondo per aver chiesto conto alla cancelliera Angela Merkel, abbandonandosi poi alle lacrime, delle politiche di accoglienza tedesche: Quelle lacrime hanno mortificato il mondo e non è bastata una carezza per rassicurarle. La politica non è avvezza ai grandi abbracci sinceri alla Francesco.