MANOVRA ECONOMICA: I POVERI SEMPRE PIU’ POVERI

“Se sono vere le previsioni, secondo cui la ‘manovra’ potrebbe costare 1.000 euro mediamente per ogni nucleo familiare, solo per le detrazioni decurtate, la cosa è davvero pesante e mortificante. Nessuno, certo, si può smarcare dalla bufera della crisi che ha rivestito i panni travolgenti degli attacchi speculativi. Ma il modo con cui si vuole fronteggiare l’emergenza va discusso e soppesato”, sottolinea Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano). Secondo Agostino Clerici, direttore del Settimanale della diocesi (Como),“la manovra economica non tiene nel giusto conto la famiglia, che, invece di essere promossa, è di fatto penalizzata”. “La stangata c’è e forte. La giustizia distributiva è ridotta a poca cosa. Esempio concreto. Sono messe sullo stesso piano di un taglio lineare le spese per il veterinario del gatto e quelle del cardiologo per la nonna, i contributi elargiti ai partiti e le detrazioni per un figlio a carico”, denuncia Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone). Non solo: “Un conto è togliere l’aiuto ad una famiglia che ha un reddito medio alto e un conto è toglierlo ad una famiglia con reddito basso”, sostiene Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto). Per Bonifacio Mariani, direttore del Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto), “l’impressione è che la ‘manovra’, pur con i sacrifici che chiede, con le accertate e gravi conseguenze negative sulla tasca degli italiani (soprattutto dei meno abbienti), non sia sufficiente a risolvere i problemi endemici dello Stato, e che questi richiedano interventi di tipo strutturale, cioè di riforme”. Anche per Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), “ci vorrebbero interventi strutturali per incidere con immediatezza e in maniera definitiva sulla riduzione delle spese. Occorrerebbe aumentare anche le entrate, magari realizzando un’efficace lotta all’evasione fiscale. Infine, il periodo di vacche magre dovrebbe essere uguale per tutti. Senza fare della demagogia, i nostri politici non possono più permettersi di chiedere sacrifici, in gran parte giustificati, se per primi non offrono l’esempio”. “Questa manovra non è che un tampone”, evidenzia Vita Nuova (Trieste). “La politica – in toto considerata – ha smarrito la sua intrinseca credibilità – afferma Edoardo Tincani, direttore della Libertà (Reggio Emilia-Guastalla) –. E l’ha smarrita perché non dimostra la capacità di prevenire e pilotare i fenomeni socio-economici. D’accordo: in parte questo dipende dalle interconnessioni globalizzate e da una serie di minacce che sfuggono al controllo dei singoli Stati. Ma nel caso italiano dipende ancora moltissimo dai privilegi e dalle corporazioni che non si vogliono toccare, dalle patrimoniali che non si ha il coraggio di introdurre, dalla miope pervicacia bipartisan nel non voler promuovere come si deve la natalità”.
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