MANOVRA ECONOMICA: CERCARE L’EQUITA’

In questo momento, evidenzia Bonifacio Mariani, direttore del Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto), “la prima certezza è la verità e la serietà della crisi: riguarda tutti. La barca è una sola: seconda certezza che s’impone è il perseguimento del bene comune. La società italiana è un corpo solo: impossibile fare a meno di sostenere i più indifesi e poveri. Maggiore equità s’impone”. Per Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), “l’intervento sulla spesa pubblica dovrà essere di quantità e di qualità. Dobbiamo disegnare un modello che non scarichi sulle spalle delle future generazioni il benessere odierno, ma spenda quel che è in grado di produrre; e che al tempo stesso guardi con una nuova attenzione alle fasce sociali più deboli…”. Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), ricorda che “la gravità non è solo politico-economico-finanziaria. Ci sono aspetti che coinvolgono gli italiani a tutti i livelli, in primo luogo quello sociale, per non dire quello morale: e forse a questi aspetti si dà un rilievo minore, non riuscendo a cogliere l’importanza straordinaria di una ricerca convinta e decisa del bene di tutti che – in ogni aspetto – si colloca al di sopra di qualsiasi scelta politica, anzi deve indirizzarla con equilibrio. A questo sta pensando il governo in carica, in un clima parlamentare che ci auguriamo costruttivo e lontano dalle pregiudiziali contrapposizioni”. Non solo l’Italia, ricorda Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), ma “l’intera Europa soffre di una crisi, ancora più dura di quella economica. Manca un soggetto unitario, ogni Stato sembra voler tirare la coperta dalla propria parte. L’Europa vive una crisi d’identità perché ha smarrito le proprie radici. Davanti a questa crisi la Chiesa non può rispondere che con una nuova evangelizzazione, che dia all’uomo la possibilità di ritrovarsi, ritrovando Dio”. In fondo, annota Giuseppe Rabita, direttore di Settegiorni dagli Erei al Golfo (Piazza Armerina), “la parola ‘crisi’ è imparentata con il verbo ‘crino’ da cui deriva il nostro dialettale ‘crivu’ (il setaccio), e ‘lu crivu’ serve proprio a vagliare, a separare il grano dalla paglia, le cose buone da quelle da buttare. Penso che questa crisi servirà proprio a questo: a separare la pula dal grano, il buono da ritenere dal cattivo da buttare”.
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