La novità dello sguardo; Il dono di Francesco; Verso laltro, senza se e senza ma…; La pastorale centrata sullaffetto… Sono alcuni dei titoli dei settimanali che ben sintetizzano lultima settimana di Papa Francesco: dalla visita pastorale a Cagliari di domenica 22 settembre, allintervista concessa a padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica. Sul Portico (Cagliari) larcivescovo Arrigo Miglio, ripercorrendo la giornata storica del 22 settembre, riflette: La vera domanda che dobbiamo porci dopo aver ascoltato Papa Francesco per un giorno intero, è questa: quale tipo di Chiesa ci chiede di essere oggi per vivere la fedeltà al Signore e alluomo (…). La visita ci lascia una grande responsabilità, insieme allaffetto e alla tenerezza che ci ha dimostrato in tanti modi. È daccordo Marco Piras, direttore dellArborense (Oristano): Ora tocca a noi continuare a mostrare il volto bello della Chiesa. Commentando lintervista a La Civiltà Cattolica, Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), osserva: Francesco guarda al mondo e alle persone con lo stesso sguardo di Gesù Cristo, pieno di amore e di simpatia. È lo sguardo di chi cammina accanto a te, per capire le tue sofferenze, per gioire con te e con te soffrire. Il Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto) aggiunge: Che Chiesa è, oggi, quella di Papa Francesco, se non la Chiesa delle relazioni, degli affetti e della comunione esistenziale? È questa la Chiesa di cui tutta lumanità ha bisogno, perché è la Chiesa che ti mette nel cuore la nostalgia di tornare a casa, di tornare in Chiesa, a fare Chiesa con gli altri. Per Corrado Avagnina, direttore dellUnione Monregalese (Mondovì), nel colloquio tra il Papa e il direttore diventa difficile scegliere la parola che maggiormente colpisce, anche perché nulla è stato tralasciato. Eppure simpone lappello, peraltro rinnovato, da parte di Papa Francesco a interpretare la mission di uomini e di credenti oggi come lattitudine ad accompagnare le persone, a curarne le ferite, a riscaldare i cuori, a praticare vicinanza e prossimità. Giuseppe Lombardo, direttore di Cammino (Siracusa), nota come il Papa si sofferma spesso sul modo di curare i mali del mondo. Secondo Marco Bonatti, direttore della Voce del Popolo (Torino), per chi viene dalla fine del mondo la scommessa è poter continuare a offrire, ovunque possibile, la parola di salvezza che viene dal Vangelo. Offrirla non necessariamente da maestri, ma certamente da testimoni. Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), riprende – dallintervista – le parole del Papa sul primo annuncio, sottolineando che è un tema su cui la Chiesa italiana si sta interrogando da anni e che il Papa ha riportato allattenzione di tutti. Partire dal primo annuncio significa ripartire dalle fondamenta e non dare nulla per scontato. Edoardo Tincani, direttore della Libertà (Reggio Emilia-Guastalla), si sofferma, invece, sul passaggio in cui il Papa parla delle questioni eticamente più sensibili: Francesco suggerisce di parlarne in un contesto. E il contesto è sempre quello della comune umanità, con le sue vette e le sue miserie. Il popolo di Dio si santifica così: curvandosi sulle ferite, accompagnando chi è nel bisogno, vivendo pazientemente le fatiche di ogni giorno. Lintervista, afferma Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), è anche una prova di serietà culturale, di conoscenze profonde, di dimestichezza con i grandi problemi del pensiero e della teologia del nostro tempo. Su Millestrade (Albano) il pensiero del vescovo Marcello Semeraro