LIBERTA’ DI ESPRESSIONE

La strage di Parigi è anche occasione per riflettere sulla libertà di espressione. Su Verona Fedele (Verona) il vescovo Giuseppe Zenti pone l’attenzione sulla “rivendicazione del diritto alla libertà di espressione, anche sotto forma di satira; anzi, il diritto ‘di dissacrazione, di blasfemia’! Allucinante, in una cultura della laicità matura, intrisa di democrazia. Il clima culturale evocato è quello della barbarie, nella quale non c’è diritto di cittadinanza per il rispetto delle persone e della loro sensibilità, umana e religiosa, che pure fa parte dell’identità personale”. Anche Sandro Vigani, direttore di Gente Veneta (Venezia), osserva: “Noi non siamo Charlie! Non abbiamo condiviso, con quanti hanno manifestato in questi giorni, la strenua difesa di una certa libertà di stampa e d’informazione e non ce la sentiamo di fare delle orrende stragi di Parigi l’emblema di un crimine assoluto contro la libertà di stampa. Vogliamo essere chiari perché non vorremmo che al nostro pensiero fossero attribuite sfumature ambigue: non saremo noi giornalisti a invocare leggi che limitino la libertà d’informazione, una delle più grandi conquiste del mondo occidentale”, ma “è proprio vero che la satira non può avere per sua natura alcuna limitazione, deve godere della libertà assoluta di espressione? La satira di giornali come Charlie Hebdo è veramente e sempre espressione di libertà?”. Anche Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), si pone alcune domande: “Con la satira si può dire tutto, si è sentito affermare. Si può, anzi si deve andare oltre certi limiti proprio perché la satira non avrebbe limiti. Io invece mi chiedo: può essere violenta, può offendere, può essere blasfema? Si può trasformare in bestemmia? Si invoca la libertà di pensiero e si mischia a quella di stampa. Ci vogliono le stragi per invocare certe libertà? E ancora: non deve avere argini questa libertà?”. Per Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “la satira è un modo efficace per mettere a nudo i mali della vita umana”, ma “bisogna usare il massimo della responsabilità per individuare il confine tra la denuncia del male e l’offesa gratuita. Non penso che in questo modo si indebolisca la lotta contro il terrorismo islamico che deve, invece, continuare, implacabile”. “Per difendere la libertà, anche di satira, non come spettatori di ciò che accade, ma da protagonisti, dovremo creare nuove occasioni per confrontarci con le parole che da decenni stiamo scrivendo nelle carte dei diritti dell’uomo e nelle nostre costituzioni”, osserva RisVeglio Duemila (Ravenna-Cervia). Per Roberto Busto, direttore della Vita Casalese (Casale Monferrato), “la mia libertà finisce quando nega o viola la libertà degli altri. Altrimenti è licenza, cioè prepotenza, disprezzo degli altri, quindi indecenza, fanatismo e totalitarismo”. Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Rimini), dice: “Nel vedere le vignette del giornale francese Charlie Hebdo abbiamo notato che alcune di esse esprimono una satira non sempre condivisibile. Non condividiamo il fatto che solo perché gli autori siano stati barbaramente uccisi si debba dar luogo ad una serie di manifestazioni di solidarietà mediatiche a tutti i costi”, quindi “noi non siamo Charlie ma condanniamo, come abbiamo sempre fatto, ogni forma di violenza contro la persona”. Per l’Eco del Chisone (Pinerolo), “la laicità dell’informazione è un bene tanto prezioso, fondante per una società dei diritti, quanto precario”. E Martino Cervo, direttore del Cittadino (Monza e Brianza), evidenzia: “Mai come in questi giorni si vede gente col giornale in mano”.
 
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