LE ELEZIONI DEL NUOVO CAPO DELLO STATO

Le dimissioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’elezione del nuovo ovviamente tengono banco. “Si tratta di cercare un nome valido, qualificato, gradito alla comunità nazionale, capace di proporsi al meglio, per virtù democratiche e personali, a vantaggio di questo nostro caro Paese, desideroso, pur nel mezzo di una crisi pesante, di tornare protagonista (non comprimario) sulla scena europea e mondiale”, afferma Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio). Concorda Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia): “C’è da sperare che dalla bagarre attorno al Colle esca un personaggio equilibrato e saggio, onesto e competente che possa guidare la nazione nei tempi non facili che ancora l’attendono”. “Mentre il mondo politico è intento a cercare il successore di Napolitano – la prima votazione è prevista per il prossimo 29 gennaio -, la vita della gente continua nella quotidianità fatta di stenti, privazioni, sacrifici, molta sofferenza e tante attese”, sottolinea Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), per il quale “fra le tante attese, quella che più di tutte sta nella mente degli italiani, è il lavoro”. Il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio) afferma: “Dall’esito delle elezioni per il presidente si capirà anche se il governo durerà fino alla fine della legislatura; fino ad ora la presenza di Napolitano e il semestre europeo hanno garantito la leadership di Renzi, ma uno scenario politico senza garanzie, con un consenso al governo in costante calo e frizioni crescenti all’interno del partito di cui è segretario, possono aprire ragionamenti nuovi”. Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), avverte: “Il nostro Paese non uscirà mai dalle secche in cui è arenato sino a che sarà considerato un fatto straordinario, al limite dell’eresia, la circostanza che, su provvedimenti d’interesse generale, si possano avere convergenze tra forze politiche generalmente alternative”. Ma non solo: Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), ricorda il peso della corruzione sulla disaffezione degli italiani alla politica: “La corruzione nella vita pubblica ha provocato uno schifo negli italiani portandoli a inveire contro la casta e ad allontanarli dalla vita politica. Sta proprio qui il peccato della corruzione: l’aver tradito il rapporto di fiducia tra colui che assume un impegno pubblico e i cittadini che lo hanno scelto. Questa fiducia è l’essenza stessa della democrazia”.
 
Condividi