LAVORO, OPERA E AZIONE

“Lavoro, opera e azione”, ovvero incontro, pensiero e decisione. Così monsignor Domenico Pompili, vescovo eletto di Rieti, ha delineato questa mattina a Roma – incontrando i direttori degli Uffici diocesani e regionali per le comunicazioni sociali – “le tre direttrici” su cui si è mosso l’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, da lui guidato dal 2007 fino ai giorni scorsi. Pompili ha tracciato un bilancio del lavoro fatto, partendo dalla “costante tessitura della rete nazionale degli Uffici per le comunicazioni sociali, esistente sulla carta ma puramente virtuale senza una manutenzione attenta”. “Allo stato attuale – ha ricordato – su 226 diocesi sono presenti 214 direttori, che insieme ai vescovi delegati per le Conferenze episcopali regionali, ai direttori regionali e a vari collaboratori degli Uffici arrivano a un totale di 309 persone”. Poi “la funzione di coordinamento, di ‘cabina di regia’: non solo all’interno della segreteria generale della Cei dove l’Ufficio gode di una riconosciuta centralità strategica, ma anche nei rapporti con le realtà locali”, resa possibile con “la newsletter settimanale” e “la consulenza nelle situazioni di crisi”, come pedofilia, scandali economici, problemi pastorali e altri.
 
“In tali momenti concitati – ha sottolineato Pompili – la possibilità di un comunicato efficace, di una parola che sbrogliasse materie complicate sono stati aiuti che hanno fatto comprendere il senso e la necessità del nostro lavoro”. Rientrano nel lavoro svolto dall’Ufficio pure “i numerosi incontri con gli ordini religiosi maschili e femminili, fondamentali per il riconoscimento reciproco, la valorizzazione dei carismi dentro l’unità della Chiesa, la percezione di un cammino comune”; “la manutenzione quotidiana delle relazioni”; “gli incontri periodici con i direttori dei media cattolici, volti a promuovere una convergenza e una sinergia sempre più marcate ed efficaci attraverso i diversi canali e i diversi linguaggi, per dare una voce più riconoscibile e incisiva, sulla scena pubblica, al mondo cattolico e alla sua prospettiva originale”; “il contatto con i giornalisti di ogni testata e sensibilità culturale”. “Non si sono cercati complici, ma professionisti con i quali rapportarsi in modo equanime e discreto”, ha richiamato il direttore uscente, ricordando la recente affermazione di papa Francesco, che ha dichiarato di leggere “La Repubblica”. “Se avesse detto che legge ‘Avvenire’ o ‘L’Osservatore Romano’ sarebbe stata un’affermazione scontata. È ovvio che questi giornali gli stanno a cuore. Mentre così – ha chiosato Pompili – il Papa ci ha dato un’indicazione di metodo: bisogna incontrare quelli distanti. E allo stesso tempo ci dice che l’incontro con i giornalisti, da qualunque parte provengano, è un nostro lavoro di base”.
 
“Gli ultimi 8 anni sono stati cruciali dal punto di vista culturale, anche per l’accelerazione senza precedenti dello sviluppo tecnologico: l’esplosione di Facebook in Italia è del 2008, e da lì in avanti è stato un susseguirsi d’innovazioni dal potente impatto sulle vite delle persone e della Chiesa”. Lo ha ricordato monsignor Domenico Pompili, vescovo eletto di Rieti dopo essere stato, dal 2008 alla nomina episcopale, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, incontrando oggi a Roma i rappresentanti degli Uffici diocesani e regionali per le comunicazioni sociali. “Lo sforzo d’interpretare i segni dei tempi e di orientare questi cambiamenti in una direzione favorevole all’umano è stato fondamentale”, ha sottolineato Pompili, richiamando i convegni organizzati negli anni scorsi, “che segnano dei punti fermi nella riflessione culturale e nel contributo della Chiesa alla comprensione del nostro tempo”. Se “per …

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