Lavoro, c’è anche chi ce la fa

Per tanti giovani che si disperano per il lavoro che non c’e e attendono senza speranza tempi migliori c’e sempre qualcuno che preferisce prendere in mano la propria vita con coraggio e dedizione.
Uno di questi è Roberto Pusole, nato nel 1986, nel mese di settembre, il giorno 20. Questa data di nascita sembra non essere casuale per il suo percorso umano e lavorativo. “Non ricordo un compleanno che io non abbia festeggiato durante una vendemmia”. Una data, un destino. Una vita e un sogno da realizzare “non lontano da qui, perché l’Ogliastra è il posto più bello del mondo e qui si può fare il vino più buono del mondo”. A metà strada tra Baunei e Lotzorai.  La passione di Roberto per l’agricoltura nasce fin dall’infanzia. Figlio di agricoltori, (il padre è di Baunei, la mamma di Lotzorai), quando è il momento di decidere che strada prendere dopo il diploma ha un’illuminazione. Scopre per caso che esiste la Facoltà di Scienze Viticole ed Enologiche. Decide di chiedere consiglio all’enologo Enzo Biondo della Cantina di Tortolì che lo indirizza all’Università di Torino. La decisione è presa. Ne parla in famiglia e da tutti riceve sostegno e incoraggiamento  a patto che studi e porti a casa i risultati. In caso contrario si torna subito a lavorare. Roberto, a parte le normali difficoltà iniziali, è sempre più convinto che quella sia la strada giusta da percorrere. “Per poter fare quello che avevo in mente, dovevo formarmi, conoscere, imparare, confrontarmi con altre esperienze”. A 25 anni Roberto si laurea. Può tornare a casa e dare forma  ai suoi sogni insieme ai familiari; con suo fratello Lorenzo con cui condivide gran parte del lavoro e sua sorella Loredana. I genitori lo supportano costantemente convinti che l’impegno e la dedizione portino i giusti risultati. Il padre Bernardo e la madre Emma trasmettono ai figli i valori e la passione per la terra, l’entusiasmo e le conoscenze. Il lavoro tradizionale si rinnova con il lavoro dei figli che valorizzano un importante patrimonio di competenze.  “La nostra è un’agricoltura tradizionale e rispettosa dell’ambiente” sottolinea Roberto. L’azienda Pusole infatti, coltiva  solo uve autoctone al 100% senza l’ausilio di vitigni internazionali; non usa diserbanti, non prevede  l’inerbimento, non irriga, non usa sostanze chimiche o ormoni che interferiscono col ciclo vitale della pianta e  non usa antimuffa. In questa azienda si coltiva la terra tramite la movimentazione della stessa e il controllo delle erbe invernali avviene  tramite il pascolo di greggi di pecore. Tutto questo rappresenta certamente una sfida difficile in un tempo di profonda crisi economica, dove sarebbe più facile trovare scorciatoie comode. La storia recente di questa azienda racconta di un successo crescente e di un apprezzamento costante da parte del mercato ormai diventato mondiale. Dal 2012 ad oggi si è passati dalla coltivazione di due ettari di terra a sette ettari e mezzo, dalle 5000 bottiglie prodotte alle 15.000, dal raggiungimento del mercato europeo a quello giapponese e americano. “La bellezza di questo lavoro – spiega Roberto – è che si riesce a produrre nella nostra terra qualcosa che poi gira il mondo. E ciò che si esporta non è solo il prodotto in sé ma un territorio, uno stile di vita, un modo di lavorare nuovo ma pur sempre legato alla nostra storia e alla nostra cultura”. Il lavoro e le idee dell’Azienda Pusole non si fermano certamente ai primi risultati, seppur ottimi. Tra le loro attività anche il recupero delle vigne ormai abbandonate  e l’allevamento del suino di razza sarda certificato. Nel lavoro di questa azienda pulsa l’impegno, la tenacia, il coraggio, il sacrificio e la fatica. Ma pare sia questa la via da percorrere per raggiungere obiettivi importanti per i quali poi si può felicemente brindare!
 
di Augusta Cabras
 
I saponi di Urzulei
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