L’ATTUALITA’ POLITICA ITALIANA

I settimanali diocesani dedicano ampi spazi all’attualità politica italiana. Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), commentando la decadenza di Berlusconi da senatore, osserva: “Ci sono ben altri mali che affliggono l’Italia e che non vengono cancellati dalla bacchetta magica della ‘decadenza’”, come “la mancata riforma della giustizia che tutti ritengono necessaria ma che nessuno riesce ad abbozzare”, o come l’“incapacità” e l’“inconcludenza che si rivelano, purtroppo, da molto tempo anche negli altri ambiti, che costituiscono nodi cruciali nell’asfittica democrazia italiana: le riforme istituzionali, sempre al palo; e la riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale, ambedue sempre, invece, in aumento”. Per Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “Berlusconi esce tra le polemiche dal Parlamento, ma non è detto che tutto finisca qui”. L’auspicio è che, comunque, “il Paese ritrovi un po’ di serenità e che la conflittualità non si esasperi ulteriormente, perché in questo caso sarebbero i cittadini a pagarne il prezzo”. “Non è detto che ci sia del meglio, certo c’è molto di nuovo nella politica italiana”, sostiene Ezio Bernardi, direttore della Guida (Cuneo), ricordando la decadenza di Berlusconi da senatore, la dissoluzione del Pdl e il potente scossone interno registrato dal Pd. Un invito a non restare spettatori di fronte allo “scempio della politica attuale, che ha gettato il Paese intero in una crisi di valori e d’identità”, viene da Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino): “Se vogliamo davvero essere degni di definirci cattolici, dobbiamo posare le pantofole e… salire in campo. Il luogo dell’impegno, il campo, non è certamente solo la politica, ma il sociale di cui la politica è parte essenziale”. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), invita i politici a “guardarsi allo specchio”, ricordando le tante cose che non vanno, come, ad esempio, le tasse: “L’Ici andava eliminata. Venne dunque l’Imu, che era solo un’Ici col nome diverso. Ma anche questa andava messa da parte, almeno per la prima casa. Vennero nel frattempo la Trise, la Tasi e la Tari. E ora, a riassumerle tutte, sta per arrivare la Iuc. Bel nome. E bella fantasia. La cosa certa è che noi paghiamo, mentre loro… spendono. La spending review non tocca mai le spese politiche, ma solo quelle a favore della gente: scuola, sanità, cultura, servizi sociali…”. Ma, come osserva Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), “la civiltà di un Paese si misura, tra l’altro, anche dalle sue scuole. O, perlomeno, qui si misura la sua capacità di progettare il futuro, di guardare oltre il ristretto orizzonte della contemporaneità. Ed è questa lampante mancanza di prospettiva, prima ancora della sorte della scuola paritaria, che ci preoccupa di più quando guardiamo all’Italia di oggi”.

 
Condividi