LA VISITA DEL PAPA E REDIPUGLIA

“La guerra è una pazzia”. Questo pensiero, che riprende le parole di Papa Francesco, accomuna le diverse riflessioni sulla visita del Pontefice a Redipuglia. “Il discorso di Francesco a Redipuglia è un capolavoro di umanità, anzi, di umanesimo, quindi di amore, di fraternità”. Ne è convinto Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona): “Il mondo ha bisogno di tornare a sognare; i bambini hanno il diritto di giocare nella speranza di arrivare a una vecchiaia nella quale il sogno diventi realtà. In una convivenza nella quale non sia Caino il vincitore, ma prevalga il pentimento di coloro ‘il cui cuore corrotto ha perso la capacità di piangere’. Tornare a sognare, ritrovare la capacità di piangere. È il messaggio per il mondo d’oggi, affinché sia interrotto il cammino verso la terza guerra mondiale ‘a pezzi’”. “Dove sta la radice di ogni violenza e di ogni guerra? Perché dopo la prima, la seconda, oggi l’umanità combatte una terza guerra mondiale, anche se a pezzi?”, si chiede Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro). “Dal sacrario di Redipuglia, nell’anniversario della prima guerra mondiale, arriva la risposta di Papa Francesco – ha aggiunto -. La radice di questa follia omicida, senza senso e senza vie d’uscita, ripete più volte il Papa, sta nelle parole di Caino: ‘A me che me ne importa di mio fratello!’”. Commentando le parole del Papa a Redipuglia, Marco Caramagna, direttore della Voce Alessandrina (Alessandria), afferma: “i cristiani sanno che la pace è un bene universale, guadagnato attraverso la buona volontà di tutti. I cristiani sanno che la guerra è la consegna della ragione e della giustizia alla forza, è la strage degli innocenti, è la moltiplicazione di rovine e disordini irreparabili”. Ricordando i continui appelli del Papa per la pace, Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), evidenzia: “È necessario ristabilire un clima di pace, che non è solo assenza di guerra, bensì grande abbraccio dell’umanità nell’unico desiderio di convivenza armoniosa, rispettosa e dialogante. Bisogna credere alla pace, che non è un sogno, bensì una possibilità autentica fra Paesi diversi ed anche in contrasto: urge crederci nonostante le brutture che gli uomini di non buona volontà sanno inventare nei loro deliri di presuntuosa ‘onnipotenza’”. La parola “pazzia” pronunciata dal Papa a proposito della guerra, sostiene Pietro Pompei, direttore dell’Ancora (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), “deve farci riflettere. Non riguarda solo la guerra, potrebbe essere impiegata, ad esempio, per gli atteggiamenti che molti usano al calare delle tenebre in alcune strade del nostro centro cittadino. Si è giunti all’atto osceno da esibire in quel palcoscenico delle vanità che è facebook. Ci sono forme di degrado, come gli schiamazzi notturni presso alcuni bar, minacce a danno di cittadini desiderosi di riposo o danneggiamenti di mura, vetrine e auto ad opera di gruppi, che certamente non vanno a beneficio del nostro turismo. È da ‘pazzi’ agire in questo modo, magari dopo aver annebbiato la ragione, per dar sfogo alla violenza”.

 
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