In questo momento di crisi la società civile deve far sentire la sua voce. Molti editoriali anche questa settimana si concentrano sulla situazione socio-politica italiana. Per Pino Malandrino, direttore della Vita diocesana (Noto), di fronte a fenomeni economici che investono pressoché tutti i Paesi occidentali – calo dei consumi e degli investimenti, concorrenza dei Paesi emergenti, disoccupazione – lItalia è il Paese che sta pagando più degli altri. Se a ciò si aggiunge la crisi dei partiti, in queste condizioni risulta sempre più necessario che le forze sane del Paese – movimenti, associazioni e singoli cittadini – facciano sentire, democraticamente, la loro voce. Ora, prima che sia troppo tardi. Secondo lOra del Salento (Lecce), la crescente disaffezione della gente verso la politica e il suo stratificato apparato è la silenziosa ma inappellabile condanna dei privilegi di cui godono. Per Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), il vero problema dellItalia è lincapacità di dare vita a un serio processo di cambiamento. Ma cè chi guarda con più ottimismo alla situazione attuale. Un miliardo e mezzo ha portato a casa Enrico Letta dal summit europeo della scorsa settimana. È il salvagente lanciato al mondo del lavoro per tenerlo a galla, osserva Gianpiero Moret, direttore dellAzione (Vittorio Veneto), sottolineando che quelle poche gocce hanno un grande valore simbolico. LEuropa ha finalmente incominciato a interrogarsi sul dramma del lavoro e a prendere qualche provvedimento. Ancora una volta il presidente Napolitano lo ha rilevato, mentre da tante parti si sottolineava la pochezza del risultato o addirittura sironizzava sul presunto successo del premier italiano a Bruxelles che in realtà sarebbe stato trattato come un pezzente cui è stata fatta unelemosina.