LA POLITICA IN ITALIA

Governare in Italia non è facile, ma anche fare promesse impossibili non va bene. Secondo Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “fare le riforme in Italia è terribilmente difficile. Basta pensare che una volta approvata una legge delega, la riforma non è fatta, è solo annunciata. Servono i decreti attuativi e qui i ritardi sono incredibili. E poi le resistenze sono enormi: all’interno del governo, della società, delle varie caste e corporazioni. La differenza tra l’esecutivo Renzi e quelli precedenti è che oggi la situazione è molto più drammatica e all’orizzonte non ci sono alternative serie. Renzi è costretto ad andare avanti e noi siamo costretti a tenercelo, sperando, a prescindere da quale parte politica lo si guardi, che riesca almeno a sbloccare la situazione”. “Dopo le prime settimane di sfolgoranti annunci circa cambiamenti fulminei, il giovane premier ha deciso per un andamento lento. E per questa nuova cadenza ha chiesto la pazienza dei cittadini per almeno mille giorni”, ricorda Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), per il quale “la gente è paziente, ha memoria corta, ma penso non gradisca che si dica e non si agisca di conseguenza. Meglio non dire se poi non si può fare”. Quelle di Renzi, si chiede Ettore De Faveri, direttore della Valsusa (Susa), sono “promesse da marinaio?”. Eppure “il consenso di Renzi non sembra calare”. Adesso “il presidente ci invita a seguirlo su passodopopasso.italia.it nel lungo cammino per cambiare l’Italia. L’attraversata del deserto, come qualcuno l’ha già chiamata, durerà 1.000 giorni”. A proposito del piano sulla “buona scuola” presentato da Renzi, la Guida (Cuneo) scrive: “Qualche luce e qualche ombra, qualche sasso gettato nello stagno, qualche squarcio di una buona intuizione, molte questioni di fondo in parte sottese, che da sole meriterebbero un po’ più di un enunciato”. Una novità, evidenzia Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), si è registrata: “Basta lungaggini e rimpalli da una sede all’altra del Parlamento: finisce l’epoca dei tempi interminabili per varare una legge e soprattutto il ping pong esasperante dei decreti e delle disposizioni legislative rimandate come giocattoli fra le due assemblee. È certamente il risultato più significativo della riforma che, in prima lettura, ha condotto alla nascita del Senato dei cento”. Riflette sulle cause della deflazione Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto): “I prezzi calano perché l’economia ha rallentato. Siamo in recessione. E la cosa più brutta e preoccupante è che stiamo tutti a guardare, rassegnati e indolenti. Senza mordente”.
 
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