LA POLITICA E IL PAESE

Nel “bailamme” politico, afferma Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “siamo tutti disorientati e anche schifati. Nel Paese si percepisce una nausea diffusa per lo spettacolo che la politica sta offrendo”. E se “in un regime democratico la classe politica è sempre specchio della società civile”, “pur continuando a manifestare il nostro disgusto verso l’attuale politica, dobbiamo esaminare come ciascuno di noi esercita il suo ruolo di cittadino. Verifichiamo il nostro senso di legalità”. “È il senso civile – conclude Moret – che manca. Cioè la consapevolezza che ognuno ha un suo ruolo da svolgere per il buon funzionamento della società e che lo deve svolgere con onestà e passione per contribuire al bene comune”. “Siamo di fronte ad una cronaca desolante – gli fa eco sull’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) il direttore Gino Mecca –. Abbiamo assistito impotenti a un dibattito politico, tutto centrato sui temi della giustizia, quasi che fosse quello il problema più grave del Paese. La questione economica e sociale, i problemi della crisi, della disoccupazione, delle fabbriche che chiudono sono rimasti estranei alla politica. La triste constatazione di una classe politica sorda alle domande e ai bisogni della gente”. “Il patrimonio sperperato, dall’Italia degli ultimi trenta anni (con alcune, poche, lodevoli eccezioni) non è quello della generazione precedente, così come ci narra la parabola” del figliol prodigo, viene ricordato sulla Cittadella (Mantova): “C’è infatti una variante moderna e più ‘sofisticata’ in questo senso: non abbiamo, in buona sostanza, sperperato il patrimonio dei nostri padri, ma abbiamo altresì sperperato (ipotecandolo) il patrimonio e la ricchezza dei nostri figli e nipoti”.
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