LA MORTE DI TOMIZAWA

Al centro degli editoriali dei settimanali Fisc anche la morte del giovane pilota giapponese Shoya Tomizawa, avvenuta domenica 5 settembre a Misano, durante la gara di Moto 2. Per Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “va bene il coraggio. Il rischio di morte ci segue sempre come l’ombra. Nelle società povere per mancanza di mezzi protettivi, nelle società opulenti per un aumento dei pericoli. Nella vita siamo spesso costretti a rischiare, altrimenti resteremmo paralizzati dalla paura e non ci sarebbe nessun progresso. Ma ci sono dei limiti. Non si possono sempre e comunque esaltare le imprese oltre ogni limite. Soprattutto quando a stimolare queste azioni ci sono motivazioni ambigue, come nel caso delle gare di moto o di Formula 1”. Secondo Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), “il motociclista è stato condannato a morte dal mito della velocità e dello spettacolo: le gare devono essere anzitutto fonte di guadagno per costruttori e organizzatori. L’uomo e la sua vita vengono dopo”.
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