La magia de is arrasoias

Prosegue il nostro viaggio nelle aziende artigiane e dell’agroalimentare, presenti nel Sulcis Iglesiente.
Dopo aver visitato il caseificio Floris a Iglesias, la nostra attenzione si sposta a Fluminimaggiore, nella coltelleria del giovane artigiano Pietro Arrius. Classe 1981, Pietro ha iniziato a lavorare sui manici de is arrasoias fluminesasa e sulle loro taglienti lame di acciaio temprato sin dall’età di 17 anni, seguendo il padre Luciano, primo e forse unico artigiano dei coltelli nella storia del paese ex minerario. “Sin da bambino – racconta Pietro – guardavo mio padre quando lavorava nel suo laboratorio e si apprestava a produrre i diversi coltelli a serramanico sardi. Lui ha sempre lavorato con passione. Una passione che ha trasmesso anche a me, tanto che prima di raggiungere la maggiore età, ho deciso di lavorarci assieme e di imparare anch’io questo mestiere. Naturalmente se oggi svolgo questo lavoro lo devo a mio padre e ai suoi preziosi insegnamenti”.
Dopo tanta gavetta e tante ore passate a forgiare acciai per ottenere lame resistenti, su cui ritrarre paesaggi e lavori di artigianato di alto valore artistico e a lavorare corni di animale e legni pregiati, per ottenere i preziosi manici, è arrivata due anni fa la decisone di mettersi in proprio e ripartire da quel piccolo laboratorio, dove sul finire degli anni ’80 aveva iniziato il padre Luciano, con la riscoperta del vecchio coltello tradizionale locale. “Ho deciso quindi di proseguire con la tradizione di famiglia – aggiunge – e di mettermi in proprio”. E nell’esposizione accanto alle attrezzature da lavoro, si notano i pezzi da collezione da lui prodotti in questi due anni di attività. Veri capolavori di artigianato sardo, tra i quali spiccano lame con inciso la raffigurazione dei nuraghi, di diversi paesaggi e in una delle tante, persino raffigurato anche il tempio punico – romano di Antas. Così come unici e singolari sono le lavorazioni degli anelli tra la lama e il manico, e le altre caratteristiche dell’impugnatura. “Preciso – prosegue il giovane artigiano – che sono tutti coltelli a serramanico fluminesi e lo si può vedere dalle caratteristiche, ovvero, una lama dritta e un manico sempre dritto ma con un piedino sulla parte finale”. I materiali utilizzati vengono selezionati con la massima attenzione. “Lavoro l’acciaio Aisi 440 e per i manici – continua – quelli in legno lavorando il castagno, l’olivastro, il nespolo e altri particolari tipi di legname, mentre quelli in osso lavorando il corno di bufalo d’acqua e di gnu. Tengo a precisare che sono per la politica del recupero e del riciclaggio dei materiali. Per esempio, mi è capitato di ottenere manici dalla lavorazione del legno di una trave, recuperata dopo la demolizione di una vecchia casa del paese”. Per il futuro, solo l’ambizione di migliorarsi acquisendo nuove tecniche di lavorazione. “Anche se vendere qualche coltello in più – ammette – non mi dispiacerebbe”.
di Federico Matta
 
Condividi