LA LEZIONE DELLE ELEZIONI

“Sapranno i partiti e i loro uomini far tesoro di questa lezione?”. È l’interrogativo che accomuna molti editoriali dedicati ai risultati della tornata elettorale del 6-7 maggio. Dalle urne, scrive Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), sono usciti “messaggi chiarissimi” come, ad esempio, il “bisogno di uomini di governo inteso come servizio, che la smettano di raccontare frottole… persone rette ed esemplari anche nella vita”. Per Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino), “alla politica oggi si chiede cambiamento di rotta, rinnovamento dei ranghi, riacquistare credibilità, colmare il divario tra gente e Palazzo”. Si attendono “segnali concreti e immediati”, aggiunge Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina): “Ne va del nostro futuro e anche di quella mediazione che i partiti hanno sempre assicurato, nel bene e nel male, dal dopoguerra ad oggi. Occorre una cura dimagrante… La lezione uscita dalle urne è evidente e sarebbe gravissimo non coglierne il contenuto: tutti sono chiamati ai sacrifici, nessuno escluso, politici e amministratori compresi”. Per la Voce del Popolo (Brescia), “la politica deve tornare a proporre un universo di valori e modalità di comportamenti, attraverso persone credibili, un profondo ricambio generazionale, una rinnovata passione per le ragioni della democrazia, quello spazio – scriveva il beato Giuseppe Toniolo – nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche cooperano proporzionalmente al bene comune”. Commentando i risultati del voto, Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza) si sofferma sul “disorientamento dei moderati”: oggi “il problema non è tanto riuscire a esprimere una proposta politica unitaria per i moderati, quanto piuttosto dare loro la possibilità di una rappresentanza politica credibile, che renda normale la sobrietà, la trasparenza, il ricambio generazionale, e su tutto questo si attendono ancora segnali significativi”. Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), ricorda che “mancano dodici mesi per evitare che anche la Seconda Repubblica finisca al pari della prima: travolgendo tutti i suoi protagonisti. Anche quelli onesti e competenti. Anche quelli che già credevano di avere la vittoria in tasca”.

 
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