LA FESTA DI OGNISSANTI E LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

“Cosa vale davvero nella vita?”. È la domanda che pongono molti giornali, riflettendo sul significato della festa di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti. Il Nuovo Diario Messaggero (Imola) nota: “Quanti giovani potrebbero incontrare la luce della santità, se noi adulti vivessimo da santi, parlassimo della santità e facessimo conoscere loro i tanti santi che hanno segnato la storia della Chiesa”. Per il Ticino (Pavia), “la festa dei Santi ci costringe a fermarci, uomini di questo tempo secolarizzato, coscienti della propria potenza, abituati a veder tutto sotto la luce ‘economica’, a giudicare tutto, anche la Chiesa, con il criterio della visibilità, appartenenti alla società liquida in cui conta l’immediato. Ci costringe, tutti, a porci la domanda: ma che cosa vale davvero nella vita? Che cosa veramente ‘produce’ per rendere il mondo più vivibile, e l’uomo più felice? Che senso ha parlare di ‘Santi’ in un mondo nel quale i simboli di riferimento sono diventati ben altri? E la Chiesa, cosa dice di se stessa, per poter essere nel mondo profetica testimone di vita vera, pienamente realizzata e felice?”. “Oggi è la festa di Ognissanti: che cosa di meglio, di più splendente e gioioso di una giornata che ci vede tutti, indistintamente, protagonisti di una santità possibile? Certo, occorre viverla, perseguirla e volerla, ma la nostra fede ci aiuta in questo itinerario che conduce all’eternità accanto al Padre”, evidenzia Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio). Per Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), “se ragionassimo davvero sulla santità come qualità a portata di tutti e ai santi come a ‘persone come noi’ comprendendo tutti quei santi che sono elencati in calendario e venerati dalla Chiesa, ma anche tutti quei santi di cui pochi o nessuno ha conosciuto la fede e le opere, forse ci sentiremmo un po’ più chiamati in causa. Se la santità è questa, non c’è alibi, non c’è scusa per non impegnarsi, per dire ‘non mi riguarda’”. L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) scrive: “Forse nessuna festa come quella di Tutti i Santi o nessun ricordo come quello della commemorazione dei defunti pongono davanti a ciascuno la domanda seria: dove andremo dopo questa vita? O, più radicalmente: c’è qualcosa dopo la morte?”. Giuseppe Piancastelli, direttore del Piccolo (Faenza), ripreso anche dal Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), osserva: “Crescono amarezza e delusione a vedere ancora proporre, per i prossimi giorni di inizio novembre, nonostante le tante crisi del momento, poveri segni di festa: zucche vuote, travestimenti da streghe, fantasmi, vampiri, diavoli… Dovremo ancora una volta reinventare la festa sotto il segno della luce e della vita”. Sulla stessa lunghezza d’onda Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino): “Ci sono tanti motivi per dire no” alla “festa” di Halloween, cominciando “col dire che, innanzitutto, non ci appartiene sul piano culturale” e sottolineando che questa “festa” è “un inno al male. Perché andare in giro mascherati da streghe vampiri e fantasmi? Perché farlo alla vigila di una festa molto importante per la Chiesa come la ricorrenza di ‘Tutti i Santi’? La festa cristiana di Ognissanti non ha nulla in comune con questa ricorrenza che stando alle origini e al significato poco s’intona con il nostro essere cristiani”. Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì), regala un pensiero sulla commemorazione dei defunti: “Portiamo pure un crisantemo sulla tomba di chi ci ha preceduto nel sonno della morte, ma portiamo noi stessi nella indispensabile fede pasquale, nella preghiera da ‘comunione dei santi’, nello sguardo di chi sa ciò che vale nell’oggi perché resterà per sempre”. Una riflessione sulla morte è offerta da Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia): “La società abitata dall’ossessione salutista, che fa del prolungamento della vita il fine supremo da perseguire, rinchiude l’uomo in una concezione materialistica, individualista e tecnicista. È una…

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