LA CORRUZIONE IN ITALIA

Continua a fare clamore lo scandalo di Mafia Capitale. “C’è da indignarsi e vanno combattute le varie Mafia Capitale, Tangentopoli e tutto ciò che ancora non abbiamo visto e dovremo vedere e subire, ma anche tutte le ‘sottomarche’ che parlano di una cultura mafiosa che è molto più subdola di quanto pensiamo e che rischia di contagiare dal basso”, sostiene Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano). Di fronte agli ultimi scandali, suggerisce Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), “se è ineludibile, anche con il concorso dei cittadini, un meccanismo virtuoso di selezione della classe dirigente, che non sia subalterna al malaffare, è ancora più importante che nella collettività, come reazione all’indignazione, si dia inizio ad un processo di cambiamento”. “I nostri problemi non sono risolvibili solo con qualche decreto, magari anche giustificato da buone motivazioni. C’è un disagio diffuso che richiede risposte politiche ma non solo. Occorre ricostruire la nostra coscienza collettiva, in modo che non sia più prigioniera delle proprie paure ma che sappia riappropriarsi di un senso di appartenenza sociale e civile, di essere parte di un destino comune, più grande dei destini individuali o familiari e al tempo stesso miglior garanzia possibile di questi ultimi”, osserva Paolo Lomelllini, editorialista della Cittadella (Mantova). “Più di 20 anni fa Tangentopoli scoperchiò il malaffare nel nostro Paese. Da allora sembra che nulla sia cambiato, anzi. Il governo ha messo in campo misure più dure e va bene, ma non basta. Anzi rischia di essere tutto inutile se non c’è una svolta culturale e morale. C’è un tessuto etico da ricostruire. Serve uno sforzo educativo e culturale enorme e non più rinviabile. In questo la Chiesa, i credenti impegnati nella società e nella politica sono una risorsa fondamentale per fare in modo che questo Paese non perda in maniera definitiva la sua anima”, sostiene Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza). I problemi dell’Italia non riguardano solo la corruzione. C’è anche il debito pubblico che sale, come rileva l’Eco del Chisone (Pinerolo): “Il debito pubblico, anziché diminuire, negli ultimi sei anni è aumentato di oltre 500 miliardi, passando da circa 1.700 miliardi del 2008, superando nel 2015 l’importo astronomico di 2.200 miliardi di euro (oltre 30mila per ogni italiano)”.
 
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