L’ANTICO LEGAME

L’Obolo di san Pietro è una pratica antica quanto la Chiesa, come testimonia l’attività delle comunità cristiane delle origini: nasce con lo stesso cristianesimo, si legge infatti negli Atti degli Apostoli, la pratica di sostenere materialmente coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi interamente nel loro ministero prendendosi anche cura dei più bisognosi (cfr At 4,34; 11,29). È sufficiente una carta di credito, e si può subito procedere ad una “donazione on line” – non soltanto in occasione della Giornata per la carità del Papa, che si celebra il 28 giugno, ma in ogni momento dell’anno – a sostegno della missione apostolica e caritativa del successore di Pietro. Sul sito vaticano (www.vatican.va) le “istruzioni in rete” sono disponibili in sei lingue (italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese). Non mancano, ovviamente, gli altri mezzi consueti per far giungere al Papa le offerte: il conto corrente postale (n. 75070003), intestato a “Obolo di san Pietro”, 00120 Città del Vaticano; o il conto corrente bancario, intestato a “Obolo di san Pietro” presso Unicredit Banca d’Impresa (CIN B – ABI 03226 – CAB 03202).
 
A servizio delle necessità della Chiesa. Si chiama “Obolo di san Pietro” l’aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre, come segno di adesione alla sollecitudine del successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi. Le offerte dei fedeli al Papa sono destinate alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione sociale, come anche al sostentamento delle attività della Santa Sede. Il Pontefice, come pastore di tutta la Chiesa, si preoccupa anche delle necessità materiali di diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà: tra i destinatari degli aiuti figurano infatti poveri, bambini, anziani, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali, senza contare gli aiuti particolari a vescovi o diocesi in situazione di necessità, nell’ambito ad esempio dell’educazione cattolica, ma anche dell’assistenza a profughi e migranti.
 

Le origini anglosassoni. “Egli andava per città e villaggi, predicando e annunciando il Regno di Dio, e con lui erano i Dodici e alcune donne… che l’assistevano con le loro sostanze”, recita il Vangelo di Luca (8,1-3). Le donne povere offrivano le loro braccia per lavorare, preparare il vitto, allestire giacigli, cucire, tessere; quelle ricche offrivano denaro a Gesù e ai suoi discepoli, come la moglie del re Erode, Giovanna, riconoscente per la guarigione ottenuta. Dopo la morte di Gesù, pari assistenza fu prodigata agli apostoli; ne parla Paolo nelle sue lettere, in cui dispone la “colletta” ogni domenica ai membri delle comunità primitive. Come “legalizzazione dei contributi in maniera continua e precisa” – si legge in un volume sull’Obolo curato da Igino Giordani – l’Obolo odierno si può invece far risalire agli anglosassoni: alla fine del secolo VIII, dopo la loro conversione, si sentirono talmente legati al vescovo di Roma che decisero di inviare in maniera stabile una somma annuale, frutto del contributo di ogni famiglia. Nacque così il “denarius Sancti Petri” (“Elemosina a san Pietro”), che ben presto si diffuse nei Paesi europei; intanto, l’afflusso a Roma dei pellegrini anglosassoni provocò la fondazione di una sorta di casa del pellegrino, forse la prima delle “Scholae peregrinorum”, con chiesa, alloggi e apposite strutture per l’assistenza materiale e spirituale. Si chiamò “Schola Saxorum” e diede il nome a un quartiere, “Burnus Saxonum”, ancora oggi chiamato Borgo, adiacente al Vaticano. Con la conquista dei Normanni, l’istituzione si consolidò per opera di Guglielmo il Conquistatore; la riscossione del denaro avveniva, di solito, in occasione della fest…

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