INFORMAZIONE
Paesaggi che cambiano

 “Assistiamo ad una duplice trasformazione con, in mezzo, il grande problema delle competenze di scrittura giornalistica che oggi è molto più complicata del recente passato. Si deve tenere conto, infatti, delle diverse piattaforme tecnologiche e della moltitudine di formati”. È la riflessione di Pier Cesare Rivoltella, docente di media education all’Università Cattolica di Milano, intervistato dal SIR sulle nuove forme d’informazione a pochi giorni dalla partenza del seminario online da lui coordinato sul tema: “Da Twitter all’iPad, nuovi paradigmi e modelli di informazione” (31 gennaio – 28 febbraio). Il corso è promosso, nell’ambito di “Testimoni digitali”, da Associazione webmaster cattolici (Weca – www.weca.it), Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, Cremit, Ucsi, Fisc e Copercom (www.copercom.it). Le iscrizioni al seminario devono essere effettuate entro il 20 gennaio.

Da Twitter all’iPad: come stanno cambiando i modelli di informazione?
“Twitter e l’iPad possono essere considerati come l’emblema di un nuovo modo di cercare l’informazione da parte del giornalista e di leggere il giornale. Twitter cambia il rapporto tra giornalista e agenzia di stampa. Buona parte dei giornalisti più avveduti hanno creato una rete di corrispondenti in Twitter che può funzionare meglio di un’agenzia ufficiale, sia per tempestività sia per libertà. Il microblogger, infatti, non soggiace a nessun tipo di controllo nella pubblicazione delle informazioni. Nel male, questo non è garanzia di serietà o attendibilità e può dare adito alla diffusione di bufale. Nel bene, se si pensa a contesti dove l’informazione non ha facilità ad uscire come in Medio Oriente o in Cina, potersi avvalere di microblogger che in tempo reale informano su quello che sta accadendo è una risorsa straordinaria che spesso le grandi agenzie ufficiali non hanno a disposizione. Da questo punto di vista Twitter, come tutto il mondo del blogging, sta cambiando il paesaggio delle fonti dell’informazione. L’iPad, invece, modifica profondamente l’approccio alla lettura aprendo un capitolo relativo alla migrazione dell’informazione quotidiana dal supporto cartaceo a quello digitale. Si trasforma radicalmente il mondo della fruizione da parte dell’utenza”.

Il web è in rapida evoluzione e sempre più si connota come spazio di espressione libera e incontrollata. Un vantaggio o un problema per l’informazione?
“La de-mediazione o disintermediazione dell’informazione, con la conseguente de-professionalizzazione, è una linea di tendenza. I nuovi media sono autoriali, dunque consentono a chi vuole scrivere di bypassare gli apparati istituzionali. Non si ha più bisogno di un giornale per fare del giornalismo. Il risultato è che possono esserci molti giornalisti nel web che non sono professionisti. Certamente tutto ciò può creare qualche problema di attendibilità, correttezza, deontologia e controllo delle fonti. Tuttavia c’è anche il grande vantaggio della libertà: il giornalista che si trova ad agire in questo contesto è ulteriormente responsabilizzato, deve possedere competenze specifiche sui media digitali e conoscere quelle tecniche che consentano di massimizzare i vantaggi e minimizzare i danni. Accostarsi ingenuamente a questo mondo, per il giornalista tradizionale, può comportare dei rischi”.

Quali progetti di società stanno emergendo dalla Rete?
“Nuovi modelli microsociali. C’è un fermento all’interno della Rete che punta alla costruzione e alla proposta di forme innovative di aggregazione. Viviamo una congiuntura storica in cui le forme classiche di aggregazione – nazione, Stato, Chiesa – stanno soffrendo mentre la Rete propone nuove forme di aggregazione e modelli di socialità rassicuranti. Nel momento in cui faccio fatica ad identificarmi con lo Stato, la Chies…

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