IL VOTO E IL TERRITORIO

A Cuneo, dove si è votato per scegliere il nuovo sindaco, “ci vorrà il ballottaggio, il 20 e il 21 maggio”, annota Ezio Bernardi, direttore della Guida (Cuneo), il quale elenca “qualche elemento emerso dal voto”, tra cui “la frammentazione”. È lì, sostiene Bernardi, che “si fa evidente la debolezza dei partiti: nessuno raggiunge il 10% dei voti. Non era mai accaduto nelle elezioni cuneesi. Il più votato, il Pd, si ferma poco sopra il 9%. Anche tra le liste civiche nessuno supera la soglia del 10%. A vincere sono le coalizioni di liste. Di qui l’importanza decisiva di candidati che abbiano la capacità e la forza di unire, e di programmi e valori che siano chiari e condivisi fin dalla partenza”. Anche a Piacenza si andrà al ballottaggio il 20 e il 21 maggio. Intanto, al sindaco che sarà eletto, Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), chiede “il coraggio di riconoscere con onestà il pilastro capace di dare solidità a una città, a uno Stato, al mondo: la famiglia”, perché “è a partire da una visione più ampia, che passa per la famiglia, che Piacenza avrà un futuro oppure no”. A Mondovì, “come nel resto d’Italia”, osserva Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), il calo dei votanti (-6%) alle amministrative “è eloquente. Insomma, persone che hanno voltato le spalle alla politica dietro l’angolo, ritenendo di non doversi esprimere. Un peccato. Perché a soffrirne è la democrazia, in cui a decidere ognuno è chiamato. Ma questo ‘abbandono’ va anche interpretato perché possa essere intercettato”. Per Marco Caramagna, direttore della Voce Alessandrina (Alessandria), “se disaffezione c’è – e quel circa 40% di non votanti lo sottolinea – è necessario individuare i motivi e indicare le soluzioni”. Un segnale in controtendenza giunge dal Friuli Venezia Giulia, dove – sostiene Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine) – ha vinto la “buona politica”: “I tanti sindaci, che qui si sono visti riconfermare, sono lo specchio di una ‘buona politica’ che non è morta nei nostri paesi, dove fare il sindaco o il consigliere comunale non è un privilegio ma prima di tutto un servizio e un impegno per la comunità”. Marco Piras, direttore dell’Arborense (Oristano), dedica l’editoriale al referendum “antisprechi” e per l’abolizione immediata di quattro province su otto, che si è svolto in Sardegna il 6 e il 7 maggio. “Nelle prossime settimane – afferma Piras – probabilmente, ci saranno problemi legati alla cancellazione delle ultime quattro province istituite dieci anni fa, ma certamente la causa non può essere imputata agli elettori che hanno risposto democraticamente ad alcuni quesiti referendari. La nostra classe politica ha l’opportunità di dimostrare di essere all’altezza del compito per cui è stata chiamata a operare”.

 
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