IL VOLTO PATERNO E MATERNO DI DIO

I due abuna Mario ci accompagnano alla Holy family school, sostenuta dall’8xMille, che accoglie circa 700 alunni, di cui solo il 10% cristiani, nei 12 gradi scolastici, dai 6 ai 18 anni. Sono impartite tutte le discipline ed anche la Religione per 3-4 ore settimanali, spiegata separatamente per musulmani e cristiani. É l’unica scuola mista, solo 7 ragazze portano il velo; è anche l’unica che ricopre tutti i gradi scolastici e pur essendo privata molti ragazzi non pagano la retta, soprattutto dopo la guerra che ha falcidiato tante famiglie. Il deficit annuo della scuola è coperto dal Patriarcato. Importante è il contributo economico dei Cavalieri del Santo Sepolcro, anche italiani.
Giriamo per le aule – accompagnate dalla Direttrice Neven Ghattas Hackoura, la quale alla mia domanda se avesse pensato di andare via da Gaza, ha risposto senza esitare che “questa è la mia terra e non potrò mai lasciarla” – ed è una festa da parte dei bambini che sono meravigliati di noi, vogliono essere fotografati, sono entusiasti della nostra presenza, dal momento che è cosa molto rara. I più grandi commentano i fatti di Parigi, e aggiungono che ne sono dispiaciuti, che loro studiano e non sono terroristi, ma anche lì loro sono morti e muoiono migliaia di persone nel silenzio assordante del mondo.
Il frugale pranzo nella canonica di abuna Mario e delle Suore, entrambi della Congregazione del Verbo Incarnato, è occasione per scandagliare le difficoltà che vivono i cristiani a Gaza, con discriminazioni e violenze che devono subire nonostante il servizio della comunità cristiana sia rivolto essenzialmente ai figli di famiglie islamiche.
Poi riprendiamo il tour mentre nel cuore albergano sconforto e meraviglia. Lo sconforto di una situazione di assurda condizione di vita e la meraviglia di un volto come quello di abuna Mario, 36enne, sorridente nonostante il rischio che corre ogni giorno, che vive lì con un confratello, senza le nostre comodità, a manifestare quel volto paterno di Dio. Ci dice che i cristiani, la domenica, per sentirsi accolti, vanno prima a Messa dagli Ortodossi alle 8, poi alle 10 nella Chiesa cattolica poi al pomeriggio dai Protestanti. Un ecumenismo di fatto per superare l’isolamento. Quante riflessioni per la nostra vita cristiana… A questo punto ci dividiamo in due gruppi per andare ad incontrare in casa due nuclei cristiani. Io seguo il gruppo che va ad incontrare Naima, che tutti chiamano “Um George”, la madre di George. Ha anche due figlie di cui non ha notizie, ma il dolore è per il figlio che, varcato il muro 25 anni fa, non è più rientrato per timore di rimanere bloccato. George vive a due passi, a Gerusalemme, ma sembra una distanza infinita. 81 anni, malata, sola, suo cognato è italiano, Alfredo Massari; non ci sono previdenze sociali; solo abuna Mario e le suore di Madre Teresa vanno ad incontrarla, per riassettare la casa, portarle da mangiare, farle compagnia… e il resto del tempo prega e litiga con un’immagine di Gesù lacerata, ma poi fa pace. Il ricordo più bello: tutta Gaza, tutta la Palestina e il suo mare. Quello più brutto: la solitudine e la mancanza di cibo. Un desiderio: vedere il Papa! Ci racconta delle guerre, delle esplosioni, dell’irruzione dei soldati nella chiesa dove si rifugiavano, nonostante la bandiera bianca. Ora aspetta di morire, ma alla nostra domanda circa gli israeliani, responsabili dell’assedio, risponde pacata: “In tutti i popoli c’è gente buona e gente cattiva”. Come lei, sono tantissime le persone che ricorrono a padre Mario per ricevere aiuto ed egli è convinto che lì è chiamato a fare questo, come anche a Gesù venivano chiesti benefici materiali prima e oltre le parole.
A Gaza c’è il volto delle Suore che fanno oratorio con i ragazzi, alternando gioco, letture, catechesi, carità… E il volto commovente delle Suore di Madre Teresa.
I nostri occhi si bagnano e le parole vengono meno quando entriamo in …

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