Il venerdì sera? Si legge Dante insieme

Quando si dice “una scelta coraggiosa”. L’associazione Pro Montescano ha organizzato una serie di incontri (aperti a tutti e gratuiti) sulla “Divina Commedia”.
Un reading tenuto da Antonio Pedrazzini per far conoscere il capolavoro della nostra letteratura.
E così, il venerdì sera, presso la Sala della Memoria e della Cultura del palazzo municipale, un pubblico attento può confrontarsi con l’opera dantesca e addentrarsi nelle sue componenti letterarie e teologico-morali.
Naturalmente ci sono andato.
Perché volevo conoscere di persona chi fossero gli “audaci” che nel piccolo e ridente borgo, una sera d’inverno, abbandonavano il calore del loro salotto e uscivano di casa per ascoltare… Dante.
Volevo capire che cosa li spingesse.
Da che cosa fossero mossi.
E la mia sorpresa è stata grande quando ho visto che erano ben trenta le persone che stavano in silenzio, rapite dalle parole del relatore.
Un successone. Credetemi. Che premia la scelta degli organizzatori.
Un’inaspettata soddisfazione – dico davvero – di questi tempi soprattutto… quando a certe presentazioni di libri di autori affermati e noti al pubblico televisivo spesso non ci ritroviamo che in una dozzina. Rari nantes… Ma qui, a queste latitudini, trenta cittadini scollati dal divano per leggere insieme la “Divina Commedia” è una cosa che merita, quantomeno, un articolo.
Sarà che io, quando si parla della “Commedia”, non riesco a resistere.
Sarà che ho un debole per questo poema. Sarà che ancora non ho metabolizzato l’impatto fortissimo dei versi del sommo poeta declamati da Roberto Benigni. E poi tutto il fiorire della moda di leggere Dante in pubblico, tutta quella smania, fuori tempo massimo, di dirsi dantisti. Dell’ultima ora. Tutta quell’improvvisa voglia di citarlo a memoria, dal benzinaio al salumiere, con il massimo rispetto per la benzina e per il salame. Perché un attimo prima di Benigni, ai tempi dei due Vittorio (Ser-monti e Gassman), Beatrice Virgilio Caronte e compagnia bella non se li filava nessuno.
Il benzinaio pensava al diesel ecologico e il salumiere ripeteva “è un pochino più di un etto; lascio?”. Che, magari, lo avevano pure odiato il Dante alle superiori e ogni tanto gli ritornava a galla, ripescato dai ricordi in bianco e nero, quando dovevano condire l’insalata con l’omonimo olio. Ma tant’è. Benigni ha fatto il miracolo.
È già allora ero rimasto esterrefatto.
Naturalmente ci ero andato.
L’ho visto colorare Dante al Forum di Assago. Un evento da tutto esaurito.
Però era lui, un personaggio amato nel mondo. E potevo capire.
Adesso che ne sono passati di anni da quella moda, che Dante l’hanno rifatto pure alla bocciofila, vi giuro che ciò a cui ho assistito venerdì scorso è un vero prodigio.
E mi sono ritrovato là, in mezzo a tanta gente, giovanissimi anche, a ripetermi che la forza e la modernità di quella poesia davvero non ha tempo. Non disconosce nessun luogo. Arriva a tutti.
Alla fine è sempre la stessa cosa che mi affascina. Cioè pensare che un uomo, settecento anni fa, ha deciso di farci provare un’emozione e dopo sette secoli quelle parole che ha scritto arrivano alle nostre orecchie e noi vacilliamo. Tutti. Anche quello che lui legge soltanto “Il Sole 24 ore” o quello che lui solo Baricco o solo Fabio Volo… ecco, ascoltando Dante, non può non sentire qualcosa dentro. Non so come chiamarlo. Se non passa subito dal cuore, arriva alla mente e fa pensare. Ma è impossibile che a ognuno di noi, immerso a forza sotto l’acqua di questa musicalità, non capiti nulla. A Pedrazzini riesce bene la prosa. Intenerisce. Per la sua onestà e la sua semplicità, per la sua statura, per la sua barba da gnomo. Eppure ci conduce (novello Virgilio) dentro le segrete cose della poesia dantes…

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