IL VALORE DEL SETTIMANALE DIOCESANO

Benedetto XVI, nota Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), “ci ricorda in modo profondo ma molto immediato e comprensibile che la tecnologia ha sempre una doppia faccia e un doppio taglio, e sta a ciascuno scegliere quello che si pone a servizio della crescita personale propria e di chi ci sta vicino piuttosto che scivolare nella superficiale dissipazione di tempo ed energie in un chiacchiericcio inconcludente, seppur sostenuto dalla più alta innovazione tecnica”. Nel “suo messaggio sulla parola e sul silenzio”, si legge nell’editoriale della Voce Alessandrina (Alessandria) a firma di Ivo Piccinini, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, “il Papa c’invita a equilibrare i due momenti. Se silenzio e parola si escludono la comunicazione si deteriora o con lo stordimento della parola o con la freddezza del silenzio”. Per Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), “il silenzio può davvero introdurre alla Parola, che è l’annuncio di speranza per ogni uomo, e tradursi così in parole più eloquenti. Anche i ‘nostri’ strumenti, cartacei o informatici – questo storico settimanale o i moderni siti da qualche tempo avviati, o gli altri mezzi di cui si è dotata la comunità ecclesiale nazionale –, possono e devono giocare il loro ruolo nell’equilibrata dinamica di silenzi e parole, cioè di ascolto e di risposta, di meditazione e di dialogo, di contemplazione e di annuncio. La vita è comunicazione e relazione: i media, ben usati, la rendono migliore”. Nella giornata delle comunicazioni sociali, sottolinea Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “il settimanale diocesano ha il compito di dare parola, di dare voce, ai cristiani di questa terra. Il silenzio, potremmo dire, è significato dalla testimonianza, dalla presenza attiva delle nostre comunità parrocchiali. Proviamo per un istante a immaginare la nostra Chiesa senza il proprio settimanale. Finirebbe per lasciare nascosta la sua testimonianza silenziosa, operativa, insieme di annuncio e di carità. È questa del resto la ragione per cui 90 anni fa venne fondato il nostro giornale: per descrivere, testimoniare, educare al bene morale e bene ‘economico’, cioè sociale. Quel compito non si è concluso”.
 
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