IL PAPA IN SICILIA

“Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile!”. La gente di Sicilia, dalla prima visita di Benedetto XVI all’Isola, si attendeva parole di speranza, e non sono mancate insieme a delle consegne.
“Sono qui – ha detto il Papa ai 200 mila che affollavano il Foro Italico – per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione… siano sempre i valori cristiani a guidare le vostre scelte e le vostre azioni!”.
Parole forti e chiare ad una Sicilia che spera ma che è disperata, ad una terra dove cambia tutto per non cambiare nulla, a causa di una politica miope e “discontinua – sono le parole dell’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo – e poco attenta ai problemi”, a causa della disoccupazione che secondo le ultime stime supera il 30%, del disagio sociale che dilaga con una politica incapace di governarlo, del precariato divenuto un ammortizzatore sociale per favorire clientele, del cancro della mafia e del malaffare che stenta ad essere debellato e che è diffuso a macchia d’olio nel tessuto sociale.
Il Papa ha intercettato i volti, ma anche i disagi e le preoccupazioni della gente, delle famiglie e dei giovani siciliani e se il pessimismo della ragione non lascia intravedere un futuro migliore, l’ottimismo della fede offre motivi di speranza. Ai numerosi convenuti da ogni parte della Sicilia ha detto: “Non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili!”. Perché è la fede che dona “la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra”. Ancora: “La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare”.
E ai giovani riuniti in piazza Politeama ha detto: “Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel ‘fiume’ del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”. Parole di condanna della mafia, che fanno riecheggiare nella mente il “grido del cuore” che Giovanni Paolo II pronunciò nella Valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio 1993 al termine della concelebrazione eucaristica.
I giovani annuiscono e apprezzano le sue parole, il discorso è più volte interrotto da applausi. Il Papa non si illude sulle condizioni in cui i cristiani vivono oggi in Sicilia e tuttavia non esita ad indicare la misura alta della testimonianza.

Carmelo Petrone
direttore “L’Amico del Popolo” (Agrigento)

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