IL PAPA IN LIBANO

“Un segno di speranza per tutto il Medio Oriente”. È il commento che accomuna molti editoriali dedicati al recente viaggio di Benedetto XVI in Libano (14-16 settembre). A fotografare il contesto in cui è avvenuto il viaggio è il Portico (Cagliari) con una nota di Fadi Rahi, padre redentorista: “Il Medio Oriente sta continuando la sua ‘primavera araba’, passando dalla Libia all’Egitto e arrivando in Siria. Si nota come il mondo arabo, musulmano e cristiano, ha bisogno di più pace, oggi più di prima, in modo particolare dopo ciò che sta succedendo in Siria (…). In questo scenario, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato nella terra santa del Libano, 48 anni dopo la visita di Paolo VI (2 dicembre 1964) e 15 anni dopo Giovanni Paolo II (10 maggio 1997). La Chiesa del Libano e del Medio Oriente ha accolto l’Uomo Bianco sotto il segno della pace”. In “uno scenario esplosivo”, aggiunge Toscana Oggi (settimanale cattolico regionale), “il magistero di Benedetto XVI è stato pacato ma ad ampio raggio. Ha parlato di fede, di libertà religiosa, di dignità della persona e di promozione umana, di lavoro, di giovani, di futuro, invitando tutti gli uomini di buona volontà, cristiani e musulmani, a lavorare insieme”. Per Emmaus (Macerata), che pubblica una nota del vaticanista Luigi Accattoli, “forse il messaggio più efficace venuto dalla missione papale è da cercare in quello spettacolo della convivenza che dava credibilità al monito papale: ‘È tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre’”. Secondo Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), in questo viaggio “si è sperimentata la possibilità concreta del dialogo, del rispetto, dell’ascolto. Il riscontro si è avuto nella Santa Messa del Papa a Beirut, alla quale hanno partecipato almeno 350 mila persone. La moltitudine era un misto di cristiani e musulmani”. Dello stesso parere è Irene Argentiero, direttore del Segno (Bolzano-Bressanone), per la quale “i chiari segni di dialogo e di accoglienza che Benedetto XVI ha incontrato in Libano sono la dimostrazione che le religioni sanno comunicare tra loro, pacificamente. Perché quando esiste il rispetto, non c’è spazio per violenze e guerre”. Il viaggio del Papa, dice Emilio Pastormerlo, direttore dell’Araldo Lomellino (Vigevano), “ha consentito, almeno per un giorno, che i cristiani del Medio Oriente uscissero dalle loro catacombe, forse non scavate sotto terra, ma rese tali dalle culture e dai conflitti di oggi. Catacombe spesso create anche dal mondo occidentale, quel mondo culturale e mass-mediale cui spesso dà fastidio mostrare tanti cristiani in preghiera, mostrare una presenza più incisiva e più forte degli stessi numeri. (…) C’è indubbiamente un Medio Oriente che non ci è dato conoscere. La visita di Benedetto XVI ci ha aperto qualche finestra. Il nostro impegno è quello di continuare a seguirlo, anche a riflettori spenti”. Il Papa, scrive Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), “ha annunciato in Libano amore, dialogo, pace, fratellanza tra tutti i popoli nel rispetto di tutte le religioni. Questo è il cristianesimo, questo è l’insegnamento di Gesù: i suoi seguaci, anche se insultati e osteggiati, amano, rispettano”. A tal proposito Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino), ricorda che “la libertà religiosa e di coscienza è il fondamento di tutte le altre” libertà.

 
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