IL NUOVO ANNO SCOLASTICO

“L’augurio è d’obbligo, come anche la speranza”. Si conclude così l’editoriale di Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), dedicato all’apertura del nuovo anno scolastico. “Come sempre – scrive Tosello – non mancano polemiche; anzi sembra crescano ogni anno. Sul mondo della scuola si abbattono spesso contraddizioni e rivendicazioni di tutta la società. Ogni ministro dà la sua impronta, ma è sicuro che, più di ogni altro, sarà criticato. C’è comunque un dato preciso: in Italia si spende per la scuola meno della media dei Paesi Ocse. Eppur si taglia ancora, come da molti anni si tenta di fare con dubbi risultati. Di fatto, oltre a sollecitare dovuti investimenti, sarebbe urgente ottimizzare le risorse, poiché è fuor di dubbio che anche e proprio nella scuola non mancano gli sprechi. Purtroppo non è automatico che a maggiori fondi corrisponda maggiore qualità: molto dipende da chi li usa. (…) Parlando sempre di tagli si rischia di dimenticare la finalità educativa della scuola, piuttosto negletta da chi dovrebbe farsene carico, compresi non pochi docenti e genitori, non di rado (a ragione?) in altre faccende affaccendati”. La scuola, evidenzia Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “è un bene di tutti” ed “è uno dei servizi pubblici fondamentali per una nazione”. Ma “perché la scuola non infiamma questo nostro Paese? Perché i tagli del personale docente e non (2.500 in Veneto) con conseguente aumento degli alunni (anche trenta) nelle classi, con la diminuzione del tempo-scuola, con un minor sostegno ai portatori handicap, con la riduzione di fatto del tempo pieno essendo aumentati gli studenti, con le maggiori difficoltà di inserimento dei ragazzi stranieri non suscita alcuna reazione forte e organizzata tra i genitori? (…) Per qual motivo 200 mila precari, di cui il 65 per cento del Sud, non costituiscono una questione sociale?”. Questi “interrogativi”, nota Cescon, “dovrebbero riguardare e inquietare ogni genitore. Forse la risposta sta in una sorta di rassegnata conclusione: i genitori non vedono o non sentono che al centro di tutto il ciclo formativo scolastico stanno i loro figli. Se questo fosse drammaticamente vero significherebbe che non pensiamo al futuro del nostro Paese, che è rappresentato dalle giovani generazioni”. Agli interrogativi proposti da Cescon fa eco quello della Voce dei Berici (Vicenza), che pubblica una nota di Valentina Xotta, segretaria del Movimento studenti dell’Azione Cattolica diocesana: “Cosa si aspettano oggi gli studenti dalla scuola? Un trattamento personalizzato? Forse agli adolescenti bastano i cinque minuti al cambio dell’ora in cui il professore di lettere si avvicina interessandosi alla loro vita ‘non scolastica’. Forse è proprio questo che i ragazzi chiederebbero, anche quest’anno, alla propria scuola. E probabilmente ci saranno insegnanti d’oro che continueranno a rispondere a queste aspettative e a fare della scuola un luogo di comprensione oltre che di apprendimento”.
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