IL NODO LAVORO IN ITALIA

“La vera priorità, nel nostro Paese, è vincere la disoccupazione”. È il filo conduttore che accomuna gli editoriali dei giornali della Fisc, che riflettono sullo scontro duro in questi giorni tra Renzi e Camusso, segretario della Cgil, sul lavoro. “È chiaro a tutti che quella che da vent’anni si va giocando attorno all’articolo 18 è una battaglia ideologica. E come spesso accade, le ideologie più passa il tempo e più si dimostrano incapaci di comprendere e interpretare la vita vera delle persone. Quale che sia l’esito di questo ennesimo braccio di ferro, crediamo di essere nel giusto affermando che poco cambierà per la gran parte dei lavoratori, per i giovani che un lavoro lo stanno inutilmente cercando, per gli stessi imprenditori. E sperando di non cadere anche noi vittime dell’ideologia, continuiamo a pensare che la ‘madre di tutte le battaglie’ non sia quella sull’articolo 18, bensì quella per dotare l’Italia di un sistema moderno di ammortizzatori sociali”, chiarisce Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova). “Il reintegro al posto del lavoro, una volta che il giudice ha riconosciuto la mancanza di una giusta causa, è veramente un aspetto essenziale per la difesa dei diritti del lavoro? Tutti riconoscono che di fatto i casi di reintegro sono pochissimi. La maggior parte dei lavoratori alla fine preferisce l’indennizzo monetario. Vale la pena arroccarsi ad oltranza nella difesa di questo punto?”: è la domanda posta da Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), per il quale “dati i cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro, i diritti essenziali si sono spostati su altri fronti. Le vere ingiustizie da combattere sono la precarietà generalizzata, la giungla dei contratti, la disoccupazione. L’art 18 c’entra poco con queste mali”. “Viene da chiedersi come sia possibile, di fronte a milioni di giovani disoccupati e senza prospettive, minacciare di scendere in piazza contro la decisione del Governo di rivedere l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”, gli fa eco Pino Malandrino, direttore della Vita diocesana (Noto), che auspica che “nella distribuzione delle poche risorse disponibili si tenga conto, prioritariamente, del diritto delle nuove generazioni ad avere un futuro”. “Superare privilegi e rigidità può ampliare e migliorare le tutele, rendendo così il sistema più efficiente e inclusivo. Oltre che restituire speranza a quei giovani che oggi sanno di non potere aspirare al benessere di padri e nonni, generando così una depressione sociale dai costi gravissimi”, rilancia Francesco Bonini in un editoriale pubblicato dal Sir, ripreso dal Popolo (Tortona). “Urge ritrovare la bussola che si è persa – suggerisce l’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) -, riattivando una razionalità corretta che abbia a cuore il bene comune e la felicità degli individui, come ebbe a dire Kennedy qualche decennio or sono! Lo Stato ha il dovere di rinnovarsi continuamente per essere sempre nelle migliori condizioni a servizio dei cittadini, che sono sempre i sovrani. Questo è compito della politica che deve andare oltre le ideologie che, di fatto, costituiscono una gabbia che difende gli interessi corporativi delle istituzioni e delle lobby anziché il motore del cambiamento”. Secondo Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), “le butte notizie sulla crisi in Italia sono il campanello d’allarme per milioni di cittadini che vivono un momento di difficoltà senza precedenti. Consapevoli del fatto che vi è la necessità di un salto di qualità, le istituzioni faticano a trovare delle soluzioni capaci di creare sviluppo, efficienza e occupazione”.

 
 
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