Il luogo che prepara … il miracolo

“Acque di Siloe” è una comunità familiare che accoglie bambini e ragazzi, italiani e stranieri, di età compresa tra i pochi giorni di vita e i 18 anni che vivono in situazioni familiari difficili e che quindi hanno bisogno di essere accolti in un luogo che riesca a ricostruire un ambiente sereno, educativo ed affettuoso, in una parola, familiare.
La comunità “Acque di Siloe” nasce nel 2007, è un servizio accreditato e regolamentato da leggi nazionali e regionali. È gestito dalla Carità Clodiense e presta servizio su richiesta diretta dei Servizi Sociali.
Nel maggio 2011 è stata inaugurata la nuova casa famiglia che ospita la comunità nel centro storico di Chioggia, in calle Voltolina in cui abita anche una famiglia chioggiotta che si è offerta di dare la sua piena disponibilità nell’accogliere i bambini e ragazzi bisognosi di questo tipo di assistenza.
«Io vivo all’interno della comunità insieme a mia moglie Emanuela da 7 anni – racconta Mattia De Bei – la decisione è stata il frutto di diverse scelte: scelte personali mie e di mia moglie, siamo due ingegneri informatici ma nel tempo abbiamo deciso di seguire percorsi di formazione e di educazione. Abbiamo riflettuto sul tipo di famiglia che volevamo costruire dal punto di vista della nostra fede e della nostra identità come cittadini all’interno della città. Alle nostre esigenze personali di coppia si sono quindi incrociate le esigenze del territorio. Qui a Chioggia ci sono tante situazioni di famiglie in difficoltà e la nostra azione è mossa dalla necessità di donare ai bambini un ambiente sereno in cui star bene per un determinato periodo fino a quando non verranno risolti i problemi all’interno delle loro famiglie».
In passato a Chioggia non c’era una realtà di accoglienza, perciò molti bambini venivano portati in strutture fuori città. Il progetto è nato anche per questo, per sopperire a questa mancanza, per preservare e rafforzare i legami tra i bambini e ragazzi che vengono accolti nella comunità e le loro famiglie. Da questo deriva la scelta del nome “Acque di Siloe”. Le Piscine di Siloe sono un luogo biblico, sono menzionate più volte nella Bibbia e ci sono riferimenti anche nel Vangelo di Giovanni in cui si racconta l’episodio di Gesù che guarisce un uomo cieco dalla nascita. «Non è l’acqua che fa il miracolo – spiega Mattia De Bei – ma è il luogo che ha preparato il miracolo. Di fatto il miracolo noi lo vediamo qua dentro quando i ragazzi trovano un ambiente di serenità insieme a persone che li sostengono, che ci credono e che gli dimostrano affetto ogni giorno. Il nostro è un luogo di passaggio perché la nostra non è una famiglia adottiva, ma è appunto un passaggio in cui in media i bimbi restano un anno, alcuni di più altri di meno in base alle situazioni, ma in questo arco di tempo cerchiamo di dargli un’educazione e delle basi abbastanza solide su cui fondare la loro vita».
Molte sono le persone che affiancano Mattia e la moglie Emanuela e lavorano per il bene dei ragazzi. Hanno infatti l’appoggio di un’équipe di educatori professionisti e di uno psicologo, condizioni, tra l’altro, necessarie perché il servizio sia riconosciuto dalle istituzioni.
Un grande aiuto arriva poi dai volontari che sostengono la comunità in tanti modi, dalle cose pratiche come l’aiuto in cucina, nei lavori domestici e in manutenzioni varie, all’appoggio morale nei confronti dei ragazzi. Nel 2008 è stata fondata anche un’associazione di volontariato denominata “MuraLess”, cioè “senza mura”, proprio perché lo scopo è quello di promuovere la cultura dell’accoglienza, sostenendo progetti concreti, sensibilizzando la cittadinanza ad agire basandosi su valori quali la giustizia sociale, la reciprocità e la corresponsabilità rispettando il territorio in cui si vive e avendo un occhio di riguardo per situazioni di emarginazione e fragilità.
Un’azione di volontariato che arricchisce l’an…

Condividi