I MEDIA CATTOLICI
LA SCOSSA DELL’ATTUALITA’

“I nostri media sono sempre più scossi dall’attualità ma sanno reagire in positivo, sono meno timidi, sono più puntuali e più chiari nell’esprimere il pensiero dei cattolici su problemi e fatti che per il loro rilievo sociale l’opinione pubblica segue con particolare attenzione”. Jean-Marie Montel, presidente della Federazione francese della stampa cattolica (Ffpc) che ha da poco concluso ad Annecy la 18° edizione delle “Giornate di Studio Francesco di Sales”, non ha dubbi sulla capacità di risposta dei media cattolici alla scossa che in questi ultimi anni è arrivata dalla società, dalla politica e dallo stesso papa Francesco.
Da un lato la comunicazione di un pontefice che spesso anticipa i giornalisti e dall’altro l’acceso dibattito in Francia sul “matrimonio per tutti”.
I media cattolici di fronte a scosse tra loro così diverse come hanno risposto, come stanno rispondendo? Come contribuiscono alla formazione di un’opinione pubblica libera e responsabile?
Con la vivacità e l’intelligenza di una “minoranza creativa” si è detto ad Annecy. Vivacità e intelligenza che non nascono dalla improvvisazione ma da una professionalità capace di misurarsi senza complessi di inferiorità con le sempre più impegnative sfide della secolarizzazione e della cultura digitale. Si tratta di una professionalità che incuriosisce molti perché, senza forzature, riesce a cogliere e comunicare nelle diversità di pensiero, non solo dei cattolici, la volontà e la capacità di ritrovarsi uniti nella tutela e nella promozione dei diritti umani, della vita in ogni sua stagione, della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
“Manif pour tous” in Francia, “Uno di noi” in Italia e in Europa sono solo due titoli recenti di un lungo elenco di eventi interpretati e raccontati da un’informazione pensata che ha aiutato molti, anche non cattolici, a pensare e quindi a valutare e scegliere con competenza e saggezza.
In un tempo di scosse, si è ribadito nelle Giornate di studio Francesco di Sales, decisiva è la tenuta dell’etica professionale. La fedeltà operosa a quest’etica rende credibile un comunicatore a prescindere dalla sua fede e dalla sua cultura. A questa etica condivisa il Vangelo offre un supplemento di speranza e di carità nella ricerca e nel racconto della verità.
“Occorre tornare all’etica della responsabilità e – dice Montel – è urgente riscoprirla e riamarla come patrimonio professionale da trasmettere alle nuove generazioni in un rapporto di fiducia tra giornalisti di diverse età. Non si può dimenticare che, anche nella realtà dei media, i giovani temono e rifiutano i mediatori mentre amano e cercano i testimoni”.
Non è, dunque, solo l’attualità a scuotere i media cattolici ma anche i giovani siano essi redattori, lettori e comunicatori digitali.
Ma la scossa interiore è quella che continua a venire da papa Francesco il cui messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali è arrivato ad Annecy con il linguaggio della dolcezza o della tenerezza che è proprio di san Francesco di Sales.
E’ infatti la prossimità il filo rosso che unisce il patrono dei giornalisti al samaritano del Vangelo la cui parabola “è anche una parabola del comunicatore”. Ed è per questo motivo, aggiunge il papa, che “tra una Chiesa accidentata che esce per strada e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità non ho dubbi nel preferire la prima”.
Una preferenza che interroga anche i media, in particolare i media cattolici.
 
Paolo Bustaffa
(Ucsi e Fisc ad Annecy)
 
(mercoledì 29 gennaio 2014)
 
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