I CITTADINI E LA POLITICA

Oltre al lavoro e alla famiglia, tra le urgenze per il nuovo governo c’è anche quella di “riconciliare i cittadini con la politica”. Ne parla Alberto Margoni, direttore di Verona Fedele (Verona), per il quale “il richiamo al carattere eccezionale dell’esperienza di governo appena iniziata viene a essere, al tempo stesso, l’ennesimo appello a un rinnovamento radicale della politica che deve tornare a essere credibile”. Per Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo), “bisogna rendersi conto che uno sbilanciamento dello Stato che porta a chiedere continui sacrifici al cittadino senza però che l’organigramma dirigenziale muti la rotta, faccia i tagli che promette, porta con sé il dramma dell’indebitamento, della disoccupazione e di quella crisi dalla quale si può uscire solo se si è veramente e concretamente tutti uniti e partecipi”. Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), ricorda che “l’unica definizione che ha dato del suo esecutivo il premier Letta è quella di un ‘Governo al servizio del Paese’. Oggi più che mai c’è bisogno di questo ed è necessario che tutte le istituzioni e tutti i nostri rappresentanti assumano fino in fondo tale dovere: servire il Paese senza se e senza ma”. Cammino (Siracusa) nota che “i 21 ministri, che compongono l’esecutivo, provengono da tante e diversissime esperienze”, ma “tutti sono sicuramente animati di buoni propositi per far superare lo stato di stagnazione in cui si trova la nostra Nazione”. Secondo Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), “il governo Letta non è certo un governo di garanzia sui principi che c’intessano maggiormente, ma se pensiamo ai rischi che abbiamo corso nelle scorse settimane, possiamo dirci fortunati. Speriamo”. Pietro Pompei, direttore dell’Ancora (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), riflette sull’impegno dei cattolici in politica. “In questo frangente – confida Pompei – sono tornato al passato quando i cattolici riuscivano a risolvere situazioni disperate. Non mi si accusi di nostalgico, ma è stato avvilente non trovare nessuna voce capace di superare gli steccati in virtù del bene comune. Mi sarei aspettato uno scatto di orgoglio da chi nel comune della propria fede, in una situazione tragica di molte famiglie, avrebbe potuto prender forza”. Per Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), “con grande libertà e senza tema di essere considerati di parte, i cristiani e gli uomini di buona volontà, riprendendo in mano, per esempio, a 50 anni di distanza la ‘Pacem in terris’, dovrebbero richiamare all’attenzione quel saggio pensiero radicato sul concetto di persona umana e della sua dignità, di diritti umani fondamentali, di valori, di solidarietà e sussidiarietà, di limiti del potere finanziario, con indicazioni che coinvolgono i singoli, le famiglie, i gruppi intermedi, l’intera società”.

 
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