HATE SPEECH
BIANCHI: “GUSTO PERVERSO DI VEDERE L’ALTRO SOFFRIRE”

“In questo contesto comunicativo rischiamo di perdere il senso del peso che hanno le parole, del male che si può fare con ciò che si dice e si scrive. In particolare quanta devastazione è in grado di provocare la violenza che si scatena attraverso messaggi digitali di vario genere”, dichiara don Adriano Bianchi, presidente della Fisc, in una riflessione per il Copercom sull’Hate speech. “Assistiamo con rammarico al gusto perverso di vedere l’altro soffrire, allo sdoganamento dell’infamia, alla cinica soddisfazione del mettere in risalto la fragilità e la debolezza altrui. ‘Infierire’ sembra diventata, per alcuni, la parola d’ordine”. Per don Bianchi, “occorre contrastare questa pericolosa linea di tendenza. Occorre educare, offrendo però anzitutto come adulti un esempio chiaro, quello della rinuncia ferma ad ogni forma di violenza verbale, scritta o digitale e l’assunzione di uno stile di vero dialogo e confronto. È ciò che continuamente cerchiamo di perseguire anche attraverso un’informazione puntuale e precisa col lavoro delle redazioni dei settimanali cattolici italiani in ogni territorio del nostro Paese”. Per Domenico Volpi, uno dei maestri del giornalismo italiano, presidente onorario del Gruppo di servizio per la letteratura giovanile (Gslg),  “l’odio sparso dai social, oltre la ovvia ampiezza di diffusione tra persone di diverse capacità di autonomia mentale, ha un effetto: uccide anche il rimorso. Chi commette per risentimento un danno o un fatto di sangue ne vede gli effetti di persona, gli occhi e le sofferenze della vittima restano impressi e ne può prendere coscienza nel tempo che segue”. Chi invece “sparge odio dai social non ne vede le vittime e spesso ne allarga l’eco su un’altra categoria (razza, ceto, difetti…) senza vederne gli effetti immediati. Il cuore è assente, i social sono gelidi”.
Fonte Sir: www.agensir.it
(martedì 12 giugno 2018)
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