Ho incontrato Giuseppe De Carli qualche mese fa a Lodi. Gli parlai di un mio libro sulla missione fra gli italiani emigrati in Belgio e di una sua eventuale presentazione. Non ebbi più risposta e mi meravigliai. Tanta era infatti la riconoscenza e la premura che dimostrava nei miei riguardi che mi sorprese il suo silenzio. Oggi la ferale notizia della sua morte a Roma, vinto a 58 anni da un male che non perdona.
Me lo rivedo come fosse oggi quando mi si presentò perplesso e dimesso nella tipografia Senzalari in fondo a via Incoronata a Lodi, dove in poco spazio trovava posto direzione, redazione, composizione e stampa de Il Cittadino, settimanale dei cattolici lodigiani. In quel rumoroso complesso, in una tarda mattinata, vidi entrare Giuseppe De Carli. Lo conoscevo di vista ma nessuna informazione precisa su di lui. Chiese di potere collaborare scrivendo su Il Cittadino. Non ci pensai troppo a rispondere di sì. Tanto più che lorientamento de Il Cittadino non era quello di sfornare un periodico portavoce del direttore o di una voce che pur ne aveva i titoli, ma doveva essere espressione e promozione della gente e dei suoi problemi nella verità e nella fraternità. Ogni settimana il pezzo a firma di De Carli non mancava mai. Vennero ragguardevoli esponenti della città e del contado sempre nellangustiata tipografia Senzalari per chiedermi che non venissero più pubblicati gli articoli di De Carli. Non risposi nulla ma la sua firma non scomparve.
Nelle riunioni settimanali de Il Cittadino nella sede di via Cavour a Lodi ogni venerdì di prima serata, Giuseppe era sempre presente.
La sua collaborazione giornalistica venne poi chiesta da periodici della Democrazia cristiana sia a livello provinciale sia regionale. Il nome di De Carli si innalzò non solo in Lombardia ma anche a Roma ed arrivò allambito seggio di direttore della sezione vaticana di Rai Uno.
Seguì numerosi viaggi papali e da sua Santità Giovanni Paolo II era apprezzato e ben voluto. In un suo viaggio nel continente nero, osservando limmensa folla dei cristiani africani, il Sommo Pontefice disse a Giuseppe: Sarà questa gente che un giorno rievangelizzerà lEuropa.
Più che a Roma ormai il volo di De Carli era nel mondo. Siamo nel pieno della società multimediale. Se ci domandiamo il perché del successo di questo cattolico nel panorama massmediale, a mio avviso rispondo così: proprio nel mondo dove ogni parola ha un peso decisivo, qual è quello cattolico e quello vaticano, se di qualcuno ci si può fidare deve essere qualcuno che sia veramente competente. Così fu per Giuseppe De Carli che, in quegli anni, era uno dei pochi giornalisti laureati in filosofia e teologia. Anche nei dibattiti televisivi di fronte ai marpioni dellimmagine e della parola, De Carli non si scomponeva più di tanto. Riportava in breve la posizione esatta. Tanto che spesso gli si rispondeva parlando daltro.
Dopo le solenni onoranze di Roma nella basilica di via della Conciliazione, le sue spoglie ritorneranno a Lodi e inumate nella Antica Lodi dove già riposa sua mamma. Giuseppe De Carli ha onorato il Lodigiano, sopratutto ha servito la Chiesa.
Me lo rivedo come fosse oggi quando mi si presentò perplesso e dimesso nella tipografia Senzalari in fondo a via Incoronata a Lodi, dove in poco spazio trovava posto direzione, redazione, composizione e stampa de Il Cittadino, settimanale dei cattolici lodigiani. In quel rumoroso complesso, in una tarda mattinata, vidi entrare Giuseppe De Carli. Lo conoscevo di vista ma nessuna informazione precisa su di lui. Chiese di potere collaborare scrivendo su Il Cittadino. Non ci pensai troppo a rispondere di sì. Tanto più che lorientamento de Il Cittadino non era quello di sfornare un periodico portavoce del direttore o di una voce che pur ne aveva i titoli, ma doveva essere espressione e promozione della gente e dei suoi problemi nella verità e nella fraternità. Ogni settimana il pezzo a firma di De Carli non mancava mai. Vennero ragguardevoli esponenti della città e del contado sempre nellangustiata tipografia Senzalari per chiedermi che non venissero più pubblicati gli articoli di De Carli. Non risposi nulla ma la sua firma non scomparve.
Nelle riunioni settimanali de Il Cittadino nella sede di via Cavour a Lodi ogni venerdì di prima serata, Giuseppe era sempre presente.
La sua collaborazione giornalistica venne poi chiesta da periodici della Democrazia cristiana sia a livello provinciale sia regionale. Il nome di De Carli si innalzò non solo in Lombardia ma anche a Roma ed arrivò allambito seggio di direttore della sezione vaticana di Rai Uno.
Seguì numerosi viaggi papali e da sua Santità Giovanni Paolo II era apprezzato e ben voluto. In un suo viaggio nel continente nero, osservando limmensa folla dei cristiani africani, il Sommo Pontefice disse a Giuseppe: Sarà questa gente che un giorno rievangelizzerà lEuropa.
Più che a Roma ormai il volo di De Carli era nel mondo. Siamo nel pieno della società multimediale. Se ci domandiamo il perché del successo di questo cattolico nel panorama massmediale, a mio avviso rispondo così: proprio nel mondo dove ogni parola ha un peso decisivo, qual è quello cattolico e quello vaticano, se di qualcuno ci si può fidare deve essere qualcuno che sia veramente competente. Così fu per Giuseppe De Carli che, in quegli anni, era uno dei pochi giornalisti laureati in filosofia e teologia. Anche nei dibattiti televisivi di fronte ai marpioni dellimmagine e della parola, De Carli non si scomponeva più di tanto. Riportava in breve la posizione esatta. Tanto che spesso gli si rispondeva parlando daltro.
Dopo le solenni onoranze di Roma nella basilica di via della Conciliazione, le sue spoglie ritorneranno a Lodi e inumate nella Antica Lodi dove già riposa sua mamma. Giuseppe De Carli ha onorato il Lodigiano, sopratutto ha servito la Chiesa.
MARIO FERRARI
direttore del Cittadino dal 1973 al 1994
direttore del Cittadino dal 1973 al 1994