GERMI DI SPERANZA IN CHI HA PERSO TUTTO MA NON LA FEDE

Il racconto del viaggio in Giordania realizzato insieme dalla Fisc e l’ufficio Cei 8xmille. Un Paese con un milione e mezzo di profughi su sette milioni di abitanti.
Sono gli incontri che non ti aspetti. Il recente viaggio in Giordania realizzato insieme dalla Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici, e l’Ufficio Cei 8xmille ha fornito l’opportunità di visitare un Paese straordinario, dalle mille risorse storiche e archeologiche, e ha dato l’occasione per rapporti umani davvero speciali. In questo Primo piano ci occupiamo di alcuni aspetti emersi nei tre intensi giorni trascorsi sul territorio di uno Stato che fa parte a pieno titolo della Terra Santa. In Giordania si trova il luogo del battesimo di Gesù e sul monte Nebo Mosè ammirò dall’alto la terra promessa (esperienza vissuta anche dal gruppetto di dieci persone provenienti dall’Italia) e poi morì. E questo solo per citare due episodi tra i più famosi ricordati nella Bibbia e vissuti in quella terra desertica, al quarto posto delle nazioni più assetate del pianeta. La mancanza d’acqua è la vera emergenza del Paese, oltre alla presenza di ben più di un milione e mezzo di profughi provenienti da Siria e Iraq su poco più di sette milioni di abitanti. Nel nostro breve soggiorno giordano abbiamo toccato con mano alcune esperienze di accoglienza e l’impegno della Chiesa italiana in favore di cristiani scappati di corsa sotto la pressione dello Stato islamico. Una goccia nel mare, è verissimo. In ogni caso si tratta, come raccontato nella pagina a fianco, di esperienze che fanno cogliere un germe di speranza anche in chi ha perduto tutto, ma non ha smarrito la fede. Tra gli incontri fugaci ma mai banali, anche quello con la Ong Avsi e il suo rappresentante legale Simon Suweis, un ingegnere chimico con studi a Padova e moglie italiana, che ha subito ricordato la grande amicizia con il fondatore di Avsi, il medico cesenate Arturo Alberti. Con lui il suo vice, Nicola Orsini, che ha citato lo stretto legame con un altro cesenate impegnato da tempo con Avsi, Pierpaolo Bravin. Legami e amicizie che hanno fatto comprendere come le vicende del vicino Oriente siano strettamente legate a noi nei modi più diversi, con segni di una presenza cristiana che si fa compagna di viaggio all’uomo di oggi, chiunque esso sia, cattolico o musulmano non ha importanza. Non sono mancati i momenti dedicati all’ammirazione delle bellezze archeologiche, come accaduto con le visite a Jerash e a Petra, stupendi siti capaci di fare tornare indietro nel tempo e fanno comprendere il valore di civiltà antiche dalle vaste conoscenze e incredibili abilità. Uno stupore nello stupore: sì, perché alla bellezza ammirata con gli occhi si è accompagnata a quella del cuore, allietata da incontri che non possono lasciare indifferenti. Quello con le ragazze di Rafadin, tenute insieme dal sacerdote italiano don Mario Cornioli da anni a servizio del Patriarcato latino, è raccontato a fianco dall’inviato del Sir, Daniele Rocchi. Quello con padre Pierbattista Pizzaballa che ci ha accolto nella sua casa di Amman. Quello con la guida giordana, Nader Twal, sposato e padre di tre figli, alle prese con la crisi dei pellegrinaggi e il desiderio di trovare un’occupazione più stabile per dare sostegno continuo alla famiglia. E poi ancora quello a Zarqa, dove i seguaci di don Orione accolgono a scuola 585 studenti, per lo più musulmani, e il bresciano don Alessio Cappelli cerca fondi, anche grazie alla Cei, per continuare nell’opera intrapresa da tempo in un territorio per nulla facile per la presenza cristiana. Qui il parroco don Any, sacerdote iracheno, ingegnere meccanico con una laurea conseguita a Mosul, con l’aiuto di preti italiani porta avanti un’opera di integrazione tra religioni diverse. I cristiani ora hanno un posto in cui trovarsi assieme, negli accoglienti e ampi locali della parrocchia che fungono da favorevole luogo di aggregazione per famiglie. Nel breve spazio di una pagina non si …

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