FIAT DI POMIGLIANO

I settimanali Fisc si occupano anche della difficile situazione dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, dove nei giorni scorsi si è svolto il referendum sull’intesa siglata lo scorso 15 giugno tra Fiat e sigle sindacali, eccetto Fiom. “Nei cambiamenti che s’impongono – osserva Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano) – occorre mettersi tutti attorno ad un tavolo per capire la posta in gioco, per gestire le difficoltà, per assumersi delle responsabilità, per entrare nella logica di condividere e non solo di scontrarsi. Se tutto cambia, bisogna che cambino tutti, senza perdere per strada nessuno e senza smarrire valori d’umanità non barattabili. È su questo cambiamento trasversale che è necessario fermarsi a riflettere. Senza dimenticare che delocalizzare è un verbo da prendere con le molle, perché presuppone (forse) che fuori d’Italia costino meno i diritti dei lavoratori o siano minori questi stessi diritti”. Per Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “l’accordo al ribasso di Pomigliano non è un caso eccezionale, ma la tendenza generale. Il motivo è che in questo nuovo scenario che si è aperto nel mondo, sono i grandi interessi che trovano occasioni maggiori di innalzarsi e lo fanno a scapito della parte più debole: il lavoro”. Secondo il direttore del settimanale veneto, “sarà lungo e difficile lo sforzo per livellare tutti all’insù, ma si può e si deve fare. Le forze della giustizia devono riorganizzarsi per impedire che il mondo che sta velocemente globalizzandosi, non diventi una mostruosità dove in un piccolo gruppo di potenti domini una umanità di miseria”.
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